L'intervista

Il prefetto di Roma: "Vaccini e controlli salveranno il Natale. Il raid alla Cgil? Un dolore"

Il responsabile della sicurezza nella Capitale: "L'ambiguità di certa politica sul green pass? Io rispondo al governo"

Simone Canettieri

Parla Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini al Viminale: "Saranno feste abbastanza normali grazie alle nuove regole del governo. Gualtieri? È la persona giusta per competenza e determinazione"

“Sono ottimista”.

Ah, che bello.

“Sì, grazie ai vaccini, ai nuovi provvedimenti messi in campo dal governo, che faremo rispettare, e alla curva dei contagi, che sembra ammorbidirsi, sarà un Natale abbastanza normale. Non ci esporremo a inutili rischi e soprattutto non ci deprimeremo”.

Capodanno in piazza a Roma?

“Non spetta a me organizzarlo, e non ne ho ancora parlato con il sindaco, ma insomma, non sarà obbligatorio rimanere a casa guardare ‘Natale in casa Cupiello’”.

Il prefetto di Roma Matteo Piantedosi si è prenotato per la terza dose, che lo attende a gennaio, ma intanto si sente di iniettare spicchi di arcobaleno sul futuro prossimo della capitale. E’ venerdì. E dal suo ufficio al secondo piano di Palazzo Valentini pensa al sabato di manifestazioni che lo aspetta. Al momento non c’è nulla di autorizzato.

“Ma il caso Milano insegna che non possiamo abbassare la guardia”. Piantedosi è un funzionario dello stato a tutto tondo: prende la forma del governo a cui deve rispondere. Dicono di lui: è un democristiano dentro. E non solo perché è figlio della terra di Fiorentino Sullo. Per la prima volta l’ex capo di gabinetto del Viminale guidato da Matteo Salvini parla della “ferita che ancora lo addolora”.

Ecco, quanto le bruciano le immagini dello scorso 8 ottobre, quelle dell’assalto squadrista alla Cgil?

“L’aspetto evocativo è l’aspetto più doloroso di quella giornata. Dopodiché l’impegno delle forze dell’ordine è stato probabilmente inefficace a evitare quello che è successo. Ma coloro che quel giorno hanno subìto una sconfitta in una battaglia, la stessa notte hanno decapitato Forza nuova e dopo quindici giorni hanno dimostrato al mondo come si protegge il G20. Gli attori sono gli stessi”.  

Dopo il caso della Cgil ha pensato di dimettersi da prefetto?

“No, ma le mie dimissioni sono sempre sul tavolo. Faccio il lavoro più precario d’Italia insieme a quello dell’allenatore di calcio”. 

Dopo l’assalto alla Cgil la sinistra lo ha puntato in quanto ex capo di gabinetto di Salvini e Salvini e Meloni hanno chiesto le dimissioni del ministro Lamorgese: tutto molto italiano, no?

“Se vengo attaccato come prefetto – dice Piantedosi – mi prendo tutte le critiche perché sono il responsabile della sicurezza. Ad altro non rispondo, come sa. Ha visto cosa ha scritto sul mio profilo di WhatsApp?”.

Sinceramente no.

“Cuius commoda, eius et incommoda. Mi prendo il bene e il male del mio ruolo”.  

Cosa ha capito il prefetto di Roma del mondo No vax e No green pass?

“E’ un amalgama che abbraccia tutto con uno spontaneismo nuovo. Prima c’erano Roma e Lazio, la destra e la sinistra, adesso c’è una tifoseria diversa”. Una piccola tifoseria: come quella del suo Avellino. “No, la tifoseria è grande, ma è la squadra che va così così”.

Digressioni a parte, secondo lei se la politica fosse meno ambigua su vaccini e green pass, non le darebbe una mano anche nella gestione dell’ordine pubblico? Piantedosi mette su il sorriso di chi percepisce il tornante del rischio (sta pensando: riecco che tirano fuori Salvini).

“Il mio rapporto con il livello politico si traduce nel far rispettare le regole del governo a cui faccio riferimento”.

Dal prossimo fine settimana torneranno le mascherine all’aperto in centro a Roma e nei luoghi della movida, ma come farete a chiedere il green pass a chi spera di prendere un autobus o la metro?

“Tra manifestazioni, stadio e nuovi provvedimenti per noi il lavoro è raddoppiato. Faremo controlli a campione. Confido nel rapporto di fiducia fra stato e cittadini”. Chiederà l’aiuto all’esercito? “No, non è previsto. Ci sono delle norme che vanno rispettate, anche se non saremo fisicamente ovunque: è come l’uso della cintura in auto”.

Piantedosi è sopravvissuto a Virginia Raggi, adesso ha a che fare con Roberto Gualtieri e punta al Giubileo del 2025.

Impressioni sul neo sindaco?

“E’ la persona giusta per competenza e determinazione. Può dare a Roma una proiezione internazionale e occuparsi dell’ordinario”. Se la sentisse Salvini.

A proposito lei non è ancora nonno, ma farebbe vaccinare i suoi nipotini?

“Sì, se lo stato lo ritiene giusto, su basi scientifiche. Non bisogna rovesciare l’onere della prova: bisogna fidarsi”.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.