L'oltranzismo di Salvini sui balneari mette Giorgetti sulla graticola

Valerio Valentini

Draghi e lo spauracchio europeo di febbraio: occorre intervenire subito sulle concessioni. Il capo della Lega prepara un vertice coi suoi, ma i ministri Giorgetti e Garavaglia sono alle strette. Le frecciate di Letta: "Le posizioni del centrodestra sono sorprendenti. Fanno i liberali, ma poi sono a favore delle lobby"

Presi in mezzo. Incastrati tra la fretta del premier, forse pentito di non aver già affrontato la questione nel ddl Concorrenza, e le resistenze del loro leader di partito. Eccoli, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, gli alfieri della Lega di governo che al governo devono starci perennemente in ambasce, tenendo  conto dell’altra Lega, quella di piazza, di lotta, quella che Matteo Salvini vorrebbe già rimetter sulle barricate: “La sentenza del Consiglio di stato sui balneari? Roba da quarto mondo”. E loro, lì nel mezzo, finiscono col prendersi anche le frecciate di un Enrico Letta che ha buon gioco a mostrarsi paladino della lotta al conservatorismo, e dice  “che la posizione di Giorgetti mi sorprende”, e che “a destra i liberali sono sempre così: quando servono, non ci sono mai”.  

D’altro canto, essendo già arrivato in ritardo rispetto ai giudici amministrativi, quello che Mario Draghi vorrebbe evitare, ora, è di farsi bruciare sul tempo, in una gara non proprio al fulmicotone,  anche dalla Commissione europea. Perché entro febbraio è atteso il parere motivato da parte dei tecnici di Bruxelles sulla procedura d’infrazione che riguarda la mancata applicazione della direttiva Bolkestein. E siccome avere dei contenziosi con l’Ue, sempre disdicevole in tempi ordinari, diventa sconsigliabilissimo nella stagione del Recovery, una soluzione sulle concessioni balneari va trovata subito. E non si spiegherebbe altrimenti l’ansia con cui il governo sta ottenendo che le Camere licenzino entro metà dicembre la nuova Legge europea per togliere altre dodici voci dall’elenco, già ridotto di 26 punti durante l’anno, delle procedure d’infrazione a nostro carico, che allo stato attuale restano 91. E dunque è improbabile che sui balneari si accetti invece di rimandare, di attendere, di dare insomma i crismi della serietà a quella battuta che ogni tanto pare che Draghi si sia lasciato scappare, mentre si discuteva della norma sulle spiagge, dicendo che temeva le reazioni infuriate del titolare del suo stabilimento di fiducia, sul litorale laziale di Lavinio.

In realtà di un intervento volto a superare il potere di rendita e di ricatto dei balneari si era già parlato, a Palazzo Chigi. E lo stesso Giorgetti aveva convenuto che sì, la scelta più saggia sarebbe coincisa con la stesura di una norma da inserire nel ddl Concorrenza che aprisse alle gare per le concessioni, ma garantendo delle clausole di tutela per i gestori uscenti. Meglio intestarsi una mediazione che rischiare di finire nell’angolo. Questo, almeno, nelle riunioni riservate. In Cdm no, invece, e nelle cabine di regia neppure: nelle sedi ufficiali, aveva sempre sostenuto la linea oltranzista del capo. 

“E il paradosso è proprio questo”, se la ride Letta coi suoi parlamentari. “Che i presunti liberali, quelli che devono fare da vent’anni la rivoluzione, anche in questo caso si schierano contro a una liberalizzazione da fare con criterio ma sacrosanta”. E anche per questo il segretario del Pd ha dato mandato al suo responsabile economico, Antonio Misiani, e ai deputati toscani Andrea Romano e Umberto Buratti, di incontrare ieri al Senato le delegazioni di tre associazioni di balneari. “Un primo incontro che ha un valore politico”, dice Romano, “perché dà il senso del nostro voler agire in tempi rapidi e con soluzioni ragionevoli”. 

Che è poi quello che anche Giorgetti sarà chiamato a fare, con le spalle larghe di chi, dalla tolda del Mise, ha già provato in corpore vili le bizzarrie di un partito che scendeva in piazza coi sindacati di Alitalia mentre il suo ministro dello Sviluppo lavorava a una soluzione obbligata che portava a esuberi e licenziamenti. E anche sul tema dei balneari, che incrocia il dossier della concorrenza, sarà ora coinvolto in prima persona. Insieme al titolare del Turismo, quel Garavaglia che in effetti ha già lasciato intendere che arroccarsi nell’inconcludenza sarà difficile, e infatti “ governo e  Parlamento troveranno certamente una soluzione”, dice. E nel dirlo forse lancia un segnale anche a Salvini: come a implorarlo per un atto di ragionevolezza, come a ricordargli che annunciare battaglia in questo caso non ha senso. E in effetti il capo del Carroccio ha diramato un dispaccio ai suoi: “Magari nei prossimi giorni servirà una riunione tecnico politica per affrontare il problema”. Tutto molto vago, per ora.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.