Il retroscena

Zingaretti non si candida alla Camera: "In Regione fino al 2023". Salvo voto anticipato

In ballo il seggio che era di Gualtieri

Simone Canettieri

Il governatore non si candiderà alle suppletive nel collegio della Camera del sindaco di Roma. Ma se la legislatura dovesse terminare prima è pronto a scendere in campo mandando alle urne con anticipo anche il Lazio

Porta fortuna. E’ il seggio talismano. All’inizio, nel 2018, fu di Paolo Gentiloni (ora commissario europeo). Poi è finito in dote a Roberto Gualtieri (ora sindaco). Adesso è di nuovo sul mercato. Con una sicurezza: il collegio uninominale di Roma 1 alla Camera non interessa a Nicola Zingaretti. Stop. Il governatore del Lazio ed ex segretario del Pd non si candiderà alle suppletive del centro storico (una sfida blindata per il Pd: 24 carati di ztl inzuppata nel ceto medio riflessivo).

La sfida è ancora lontana da venire. Non solo manca la data del voto, ma la Camera deve ancora annunciare l’incompatibilità e dunque la decadenza da deputato di Gualtieri.

Nel frattempo c’è il rumore di fondo: sarà dello zar Nicola il seggio? “Ma no, io rimango fino al 2023”, dice Zingaretti. Non se ne parla. Sarebbe una mossa azzardata e senza senso (al di là di Enrico Michetti, il centrodestra nel Lazio è ancora vivo e forte, soprattutto nelle province). Poi, certo, c’è un’altra dinamica. L’ipotesi B. Ma, affinché si realizzi, dovrebbero sincronizzarsi gli orologi del Lazio con quelli del Parlamento. Il secondo mandato di Zingaretti scade nel 2023 come la legislatura. Se dopo l’elezione del presidente della Repubblica si dovesse andare alle elezioni anticipate allora sì che Zingaretti si dimetterebbe portando anche il Lazio al voto. Election day purissimo. L’ex segretario del Pd infatti è il capolista ideale del Nazareno nel Lazio. (“A Nicola rimangono attaccati i voti in fronte”, dicono i romani del Pd). In questo senso vanno lette le dichiarazioni del governatore dei giorni scorsi: “Sono a disposizione della coalizione”. In caso di voto anticipato alle politiche ci sarà anche lui in campo per una sfida nazionale e la regione cadrà in contemporanea. Se invece le Camere non saranno sciolte prima del 2023, “Zinga” rimarrà dov’è: nel palazzo ad alveare della Cristoforo Colombo. Dove in questi giorni c’è aria di vasi comunicanti con il Campidoglio.

Il capo di gabinetto Albino Ruberti farà lo stesso lavoro ma in Comune. Al suo posto il governatore sta pensando ad Andrea Napoletano, direttore generale dell’Ater, regista degli sgomberi nelle case popolari occupate dai clan. Sicché per il collegio talismano Roma 1 circola il nome di Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza delle donne dem.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.