Il racconto

Senato No Vax: leghisti, M5s, ribelli e fruttariani. Tensione sul decreto green pass

Da quando c'è l'obbligo di green pass il ristorante di Palazzo Madama ha meno clienti. Questa storia può partire da qui

Simone Canettieri

Domani il voto sul dl. Il partito di Salvini ancora non sa se voterà gli emendamenti di Fratelli d'Italia. Anche nel Movimento ci sono senatori fieramente non vaccinati e contro il passaporto verde. Ma ancora meglio sono gli ex grillini

La ciccia è in Senato. Nel senso: al ristorante di Palazzo Madama. Luogo iconico dove si mangiano paste espresse e pesci e bistecche sulla griglia a pochi euro. Un cameriere racconta: “Da quando c’è l’obbligo di green pass o di tampone per entrarvi, i clienti sono diminuiti”. E’ una pista da seguire, questa. Domani qui si vota la conversione del decreto sul passaporto verde. C’è tensione nell’aria. Il parquet della sala Garibaldi scricchiola più del solito. Una voce dal governo: “In Senato è pieno di matti”.  


In Senato siede Matteo Salvini. Qui la Lega non ha presentato emendamenti. Al contrario di Fratelli d’Italia (48) e della galassia spappolata degli ex M5s (58). 

Ecco perché fino all’ultimo non si sa se il governo porrà la fiducia. E soprattutto: cosa farà la Lega? Il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, non proprio un entusiasta del green pass, dice che non ha ancora deciso se il gruppo voterà gli emendamenti di Fratelli d’Italia. Risposta imbarazzata: “Ci sono diverse sensibilità”. E in effetti, ecco il passo svelto di Alberto Bagnai, l’economista della Lega e partner no euro di Claudio Borghi:  a luglio andò in piazza con i No vax e da quella piazza partirono vaffa sonori a Draghi. Sta sempre al telefono. Sbuffa. Poi ti guarda con occhi curiosi.

Bagnai ha organizzato giusto due giorni fa con la collega Roberta Ferrero un bizzarro convegno proprio in Senato: un appuntamento per parlare di rimedi alternativi e miracolosi al Covid. E Simone Pillon cosa ne pensa? Può bastare stringere il rosario per sconfiggere il coronavirus? Sul Carroccio tra il governo Conte 1 e 2 sono saliti tanti grillini. Molti dei quali adesso, con la nuova casacca, si mordono la lingua: “Basta dittatura”, scrivono nelle chat. 

Salvini soffre il vento del nord e lo sbuffare di Giancarlo Giorgetti. Il leader della Lega non parla del voto in Senato, ma si limita a chiedere “milioni di tamponi rapidi e gratis”. Ancora un cameriere del ristorante di Palazzo Madama (che vuole rimanere anonimo, “altrimenti mi cacciano)”: “Quanto bendidio che rimane nei frigoriferi: preferiscono mangiare al volo alla buvette e in piedi, dove si entra senza green pass”.


Anche nel M5s c’è una strana aria. Ma non si può dire: il nuovo capo Giuseppe Conte va su tutte le furie. Il capogruppo Ettore Licheri, infatti, ha vietato a tutti di parlare all’esterno. Ma nel gruppo ci sono tante voci scettiche sui vaccini e sul tagliando voluto dal governo. Meno male che i grillini sono come le tribù che si contendono la Libia: in perenne lotta tra loro e hanno delle lingue lunghissime. Un senatore confida in un orecchio: “Mauro Coltorti, presidente della commissione lavori pubblici, ha detto di non essersi vaccinato. E anche  Maria Laura Mantovani ha scritto nelle chat cose feroci. E non sono gli unici. Adesso mi raccomando, tutelami, o non mi ricandidano”.

La situazione del M5s, che dovrebbe essere cambiato ormai, è così tesa che l’altra giorno è dovuto presentarsi in Senato il sottosegretario alla Salute Paolo Sileri per fare una lezioncina sull’importanza dei vaccini. Questa sarebbe, è, la principale forza di maggioranza di questo governo.  

Ma gli ex grillini, quelli che se ne sono andati dopo l’arrivo di Draghi, si spingono oltre. Alcuni di loro hanno creato “Alternativa c’è”. Il portavoce è Mattia Crucioli. In mano ha una cartellina con gli emendamenti al decreto. Scusi, lei è vaccinato? “Non glielo posso dire: non è giusto che un politico condizioni il dibattito pubblico e la scelta dei cittadini”. Le manca il ristorante? Si mangiava così bene. “Non le rispondo. Comunque sono contro l’obbligatorietà del vaccino e la proroga dello stato d’emergenza”.

Ecco Lele Dessì, simpatico ex grillino dei Castelli romani: “In Italia prendiamo come modello il Tagikistan: pazzesco, solo lì e in altri tre paesi persiste l’obbligo”. Lei è vaccinato? “Saranno fatti miei?”. Scava scava, altro che busti: la galleria del Senato è piena di questi personaggi. Si cerca per esempio la mitica Marinella Pacifico: ex grillina made in Latina, ora passata in Cambiamo di Toti e confluita in Coraggio Italia di Brugnaro. Pacifico è fervente fruttariana, con un forte passato anti vaccinista (“è sufficiente avere uno stile di vita sano”). Ma non si trova, forse sta a Latina dove ha candidato le tre figlie gemelle alle comunali.  Basta farsi un giro in Senato per sentirne delle belle. Il carrello dei bolliti in Aula è pieno e ben assortito. Tanto quanto quello del ristorante.
     

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.