La difficoltà di togliere la mascherina alle classi di studenti vaccinati

Luciano Capone

"Se tutti sono vaccinati possono togliere la mascherina" è stato l'annuncio di Bianchi e Speranza, d'accordo con Draghi. Ma mentre il ministero dell'Istruzione trova soluzioni tecniche, quello della Salute e il Cts frenano. E il messaggio del governo risulta fiacco 

“C’è una cosa con una cosa a cui noi temiamo molto, ne abbiamo parlato molto con il presidente Draghi: laddove ci sono classi in cui sono tutti vaccinati, possono togliere la mascherina. E quindi si può tornare a sorridere assieme”. L’annuncio, ormai una settimana fa, del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nella conferenza stampa con il premier aveva colto un po’ tutti di sorpresa. Ma pochi minuti dopo c’era stata anche la conferma del ministro della Salute Roberto Speranza: “Spero che ben presto avremo un numero molto alto di classi in cui tutti i ragazzi saranno vaccinati e questo consentirà di alleggerire le misure. Le mascherine potranno essere abbassate nelle classi dove tutti sono vaccinati”. Il messaggio che era passato è quello che “il vaccino è l’arma fondamentale” da diffondere, anche tra i ragazzi, attraverso  forme di nudge: niente mascherina se tutti sono vaccinati. 

 

Perché non è così facile togliere la mascherina a scuola

 

Dopo l’annuncio sono state molte le perplessità sull’implementazione di un meccanismo del genere che riguardavano la privacy (come al solito) e, soprattutto, come verificare chi fosse vaccinato o meno visto che gli studenti non sono soggetti al green pass né tantomeno all’obbligo. Dal punto di vista tecnico, il ministero dell'Istruzione sta lavorando a una soluzione che in parte si baserà sul meccanismo di verifica del green pass per il personale scolastico, ovvero sul dialogo tra il Sistema informativo dell’istruzione (Sidi) e la Piattaforma nazionale digital green certificate (Pndgc). Una modalità analoga potrebbe essere replicata per gli studenti, con un’interrogazione collettiva e non individuale (come invece avviene per il personale). L’ipotesi a cui stanno lavorando i tecnici è quella di costruire dei cluster con i codici fiscali degli studenti, una specie di classe virtuale, che restituisce appunto un’informazione complessiva per il gruppo-classe: se tutti risultano vaccinati (o guariti), scatta il semaforo verde e quindi si può abbassare la mascherina. Con questo meccanismo non si arriva mai a identificare la condizione del singolo studente, quindi nessuno può sapere chi in una classe non è vaccinato né quanti sono. Ciò che emerge è solo il dato collettivo. E questo dovrebbe consentire di superare tutte le possibili obiezioni sulla privacy, anche se comunque dovrà essere interpellato il Garante per la protezione dei dati personali per un parere. Ci sono ancora piccoli aspetti tecnici da limare. Ad esempio la piattaforma non ha i dati delle esenzioni dal vaccino per motivi sanitari: se c’è uno studente che non può vaccinarsi, non scatterà mai il semaforo verde. Ma il ministero della Salute dovrebbe digitalizzare i certificati di esenzione entro fine settembre e così il problema sarebbe risolto. 

 
La vera criticità è di tipo politico. Perché il collo di bottiglia non riguarda tanto il lato tecnico ma quello normativo. Per far scattare l’abbassamento della mascherina è necessario un aggiornamento dei protocolli che spetta al ministero della Salute. Ed è qui, sia nel ministero sia nel Cts, che nonostante la presa di posizione pubblica del ministro Speranza, che ci sono un po’ di resistenze. Non tutti sono convinti che l’abbassamento della mascherina sia una buona idea. Sia per un fatto epidemiologico (avere anche la mascherina oltre al vaccino è più sicuro) sia per un dato di responsabilità (far tenere la mascherina su è più sicuro anche per chi deve firmare e autorizzare l’abbassamento). Questa forma di resistenza, se non di ostruzionismo, pone però un problema di coerenza nel messaggio pubblico: “Il vaccino è fondamentale” dice Speranza, ma far tenere la mascherina anche se tutti sono vaccinati può far apparire il vaccino inutile e, sicuramente, va contro la strategia di nudging per far aumentare le vaccinazioni.  Ma soprattutto la mancata definizione e attuazione del protocollo smentirebbe una promessa annunciata dal ministro dell’Istruzione e del ministro della Salute, fortemente voluta dal presidente del Consiglio Draghi. E  questo diventerebbe un problema politico. 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali