Il racconto

Conte si toglie la pochette e va a San Basilio per Raggi: gaffe e selfie: "Ao, sei bello!"

La palestra della legalità, il giro al mercato e poi il comizio: il capo del M5s in campo per il Campidoglio. E sulla natura no vax del Movimento dice: "Prima c'erano sensibilità differenti, ora c'è la carta dei valori"

Simone Canettieri

Tour dell'ex premier nella periferia romana per sostenere la sindaca: confonde Atac con Ama e c'è chi lo riprende. Imbarazzo su Gualtieri: la grillina lo attacca, lui cerca di divincolarsi 

“Quando parliamo di Ama, e diciamo che gli autobus non passano, dobbiamo pensare a chi c’era prima...”. Giuseppe Conte è atterrato a San Basilio: abito blu e camicia bianca. Ma niente cravatta e – notizia – niente pochette. Una signora da lontano corregge il capo del M5s: “Ah, Peppi’, se chiama Atac l’azienda dei trasporti. Ama è quella che non raccoglie la monnezza”.

L’errore, che ci può stare, diventa da matita blu per qualsiasi romano che abbia a che fare tutti i giorni con i rifiuti e i trasporti. Intanto, intorno alla piazza della Balena, passa un ragazzo in bici. E’ già la quarta volta. E’ una vedetta della camorra. Aspetta che se ne vada tutta la carovana per fare un fischio a chi sa lui. San Basilio, Samba per i frequentatori del sabato sera, è la terza piazza di spaccio più grande d’Europa. Adesso è piena di poliziotti. L’ex premier è al fianco di Virginia Raggi. Dietro di loro un prisma di cartelloni che li ritrae insieme.

 

 

Bisogna smentire la voce che Conte preferiva Roberto Gualtieri. “Quando era ministro non ha dato un euro a Roma!”, dice la sindaca dello sfidante.  Gualtieri era all’Economia con Conte a Palazzo Chigi che adesso strabuzza gli occhi. La vedetta in bici fa il quinto giro della piazza. Pare scocciata: quando finisce ‘sto Maracanã?  
 

“Noi non abbiamo rubato nemmeno un euro. Gli altri quando rubano i soldi ricordatevi che sono soldi vostri”, urla Virginia Raggi.

La folla applaude. La sindaca è elettrica. Sa che questo pezzo di periferia sdentata le vuole bene. E dunque, almeno qui, gioca abbastanza in casa. San Basilio, incastrata fra la Tiburtina e la Nomentana con vista sul carcere di Rebibbia, prima era un’enorme cava di tufo. Poi Mussolini vi costruì le casette di cartone. Costo: sette lire. Le casette furono disposte per fare in modo che dall’alto gli aerei potessero leggere le scritte Dux e il simbolo del Fascio. Il resto dei lotti popolari sono comparsi a partire dagli anni Cinquanta. E poi il tempo si è fermato, almeno agli anni Novanta.

Come da murales dei Mondiali di calcio sulle facciate che sembrano pennellate da Sironi. Desolazione, umanità e semplicità. Ecco Paola Taverna, donna Paola, sempre più potente nel nuovo M5s contiano: rimane in disparte, nascosta dietro agli occhiali da sole. Niente foto. Questo una volta era il suo popolo. E ora? Conte piace alle signore del quartiere (“ao, quanto sei bello!”). Ci sa fare. E da queste parti rientra nella categoria vip. 

 

Al mercato coperto i prezzi sono impensabili per chi frequenta il resto della capitale. Offerta del giorno a 10 euro: due etti di crudo, due etti di cotto, due di mortadella, due di salame, quattro ciabatte oppure quattro rosette, e una mozzarella. Dieci euro. “Signora lo vuole un selfie con me e Conte?”, domanda Raggi anticipando tutte le tirate di giacchetta di chi, come Teresa, si lamenta del centro anziani chiuso. Chi abita nei lotti popolari insegue la sindaca: i rifiuti, il marciapiede, i lampioni. La grillina, scaltra, gira tutte le segnalazioni a una collaboratrice armata di quadernone: è il registro delle lamentele (o cahiers de doléances). “Parlate con lei”. Pamela ha una salumeria con il marito: “Virginia hai fatto tanto: ti rivotiamo, sei l’unica onesta e capace”. 

 

 

L’ex premier annuisce, lei si schermisce: “Ho la fascia, non la bacchetta magica”. E continua a offrirsi in foto a tutti. A un certo punta Conte incrocia una bambina sola soletta. E’ la figlia del senatore Gianluca Perilli, già capogruppo, che subito appare. E così l’ex premier le dà la mano e iniziano a camminare insieme. Qui in mezzo è un marziano, ma dal volto piacione. E funziona. Raggi si gioca il tutto per tutto. E dunque anche lui. Prima lo porta  in un locale usato come base di spaccio diventato grazie al Comune la palestra della legalità (ma  qualcuno ha messo la colla nella serratura). Li  accoglie don Antonio Coluccia, un prete di frontiera che passa le notti a girare col megafono. Ormai  tutto è campagna elettorale. Il consigliere M5s Paolo Ferrara  scherza (forse): “Gualtieri mi prenderà a fare l’assessore?”. Inizia il comizio. Conte pasticcia due volte su Ama e Atac e poi, a proposito delle pulsioni no vax del vecchio M5s, dice che “prima c’erano sensibilità diverse, ma adesso abbiamo una carta dei valori”. Chiusura salomonico su Gualtieri: “E’ stato un bravo ministro, ma Raggi ha fatto un lavoro serio”. Stop. Tutto finito. La vedetta in bici sgomma verso i palazzoni in fondo alla piazza.
         

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.