Gli interventi di Draghi e Franceschini al G20 Cultura

"Conservazione non deve essere sinonimo di immobilismo", dice il premier. Per il ministro, "La pandemia ci ha fatto capire che la cultura è la linfa delle nostre vite". Il testo integrale

"Ci incontriamo in un momento cruciale: la pandemia ha reso ancora più evidente quanto siamo interdipendenti, quanto sia necessario che i paesi lavorino insieme: perché problemi globali esigono risposte globali", ha detto il ministro della Cultura Dario Franceschini, aprendo il G20 della Cultura che riunisce a Roma i ministri delle venti maggiori economie mondiali e quasi 40 delegazioni e che si è aperto il 29 luglio nell'arena del Colosseo. "Allo stesso tempo – ha proseguito Franceschini – la pandemia ci ha anche fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite. Le piazze vuote, i musei chiusi come i cinema, i teatri, le biblioteche, hanno reso le nostre città tristi, spente. Per questo ora sappiamo che sarà la cultura la chiave della ripartenza, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata". 

  

L'intervento di Mario Draghi al G20 Cultura
 

Ministre e Ministri,

Delegate e Delegati,

Direttrice Generale,

Direttore del Museo Egizio,

 

È un piacere accogliervi questa sera a Roma.

Ringrazio il Ministro Franceschini per l’organizzazione dell’evento, e per il grande lavoro che ha portato alla stesura della Dichiarazione finale.

Come sapete, questa è la prima ministeriale della Cultura nella storia del G20.

Sono molto orgoglioso che questo debutto avvenga in Italia.

Storia e bellezza sono parti integranti dell’essere italiani.

Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura.

Voglio quindi ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostre biblioteche e nei nostri musei.

Perché la riscoperta del passato è condizione necessaria per la creazione del futuro.

 

L’Italia è il Paese con il maggior numero di siti che l’Unesco considera Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Ne ricordo solo alcuni, su un totale di 58:

Il centro storico di Roma, dove ci troviamo oggi, e quello di Firenze.

La Valle dei Templi e le città sepolte di Pompei ed Ercolano.

Le Cinque Terre e la laguna di Venezia.

Fino agli ultimi, prescelti pochi giorni fa:

I cicli di affreschi del ‘300 a Padova e il suo gioiello, la Cappella degli Scrovegni.

Bologna, coi suoi 62 chilometri di portici.

Montecatini, inclusa tra le Grandi Città termali d’Europa.

Sono luoghi che l’Italia custodisce per se stessa e per il mondo.

Per chi è tornato a visitarci dopo i mesi vuoti della pandemia.

Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese.

Il settore dei viaggi e del turismo vale il 13% del prodotto interno lordo e impiega in maniera diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone.

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dall’Unione Europea, investiamo in queste attività quasi 7 miliardi di euro.

Interveniamo sul patrimonio culturale di Roma, da Cinecittà all’Appia Antica.

Il Giubileo del 2025 deve essere occasione di rilancio profondo e duraturo per la città.

 

La tutela del patrimonio artistico richiede anche maggiore sostenibilità ambientale.

In Italia, più di dieci siti Patrimonio dell’Umanità sono in pericolo per l’innalzamento del livello del mare.

Il rischio di alluvioni minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese.

Dobbiamo agire subito, perché le generazioni di domani possano godere dei tesori che noi ammiriamo oggi.

 

Come co-presidenza della COP26 insieme al Regno Unito, siamo impegnati a raggiungere un accordo ambizioso sulle emissioni globali.

I risultati del G20 sull’Ambiente a Napoli di qualche giorno fa sono un passo nella giusta direzione – e per questo ringrazio il Ministro Cingolani.

A questo sforzo multilaterale, si accompagna un’agenda domestica altrettanto coraggiosa.

A Venezia, abbiamo vietato il passaggio delle grandi navi davanti alla Basilica di San Marco e nel canale della Giudecca.

E abbiamo varato misure di sostegno a favore delle categorie più colpite.

La transizione ambientale ha dei costi, e lo Stato deve farsi carico di accompagnare cittadini e imprese in questo percorso.

 

Conservazione non deve essere sinonimo di immobilismo.

È per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e semplificazioni.

Dobbiamo permettere ai nostri giovani di liberare le proprie energie e il proprio dinamismo.

E promuovere l’uso della tecnologia, ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte.

Perché l’Italia sia, allo stesso tempo, custode di tesori e laboratorio di idee.

 

Il nostro patrimonio culturale è il frutto dell’immaginazione dei nostri antenati.

Quello dei nostri nipoti dipende da cosa sapremo fare noi.

Questo G20 e la sua Dichiarazione finale mi rendono ottimista sulla nostra capacità di coniugare memoria e visione.

Vi ringrazio per il vostro impegno e vi auguro buon lavoro.

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