Da Durigon a Fontana. La dura vita dei (pochi) Sì Vax nella Lega

Valerio Valentini

Abbiamo chiesto confutazioni delle tesi antivacciniste di Salvini. Il sottosegretario all'Economia, i presidenti di Lombardia, Trentino e Veneto provano a smarcarsi. Ma sono in minoranza. Romeo: "Io non sono convinto che il vaccino serva". Rixi: "Imporlo ai giovani è una barbarie"

Il più temerario, va detto, è Claudio Durigon. E’ lui l’unico che, mentre i colleghi della Lega paventano supposte svolte dittatoriali incombenti, accetta di prendere chiaramente posizione. E così, mentre Claudio Borghi paragona le campagne vaccinali alle leggi razziali contro gli ebrei (“Roba da avvento del nazismo”), il sottosegretario all’Economia va controcorrente: “Io non ho esitato a vaccinarmi: ho ricevuto la seconda dose già il 21 maggio scorso”, racconta. “E mi sento di consigliare a tutti di farlo, nel rispetto delle libertà individuali. Un appello che credo sia giusto rivolgere anche ai più giovani, a chi ha meno di trent'anni, anche in vista della riapertura di scuole e università a settembre”. Non un atto scontato, visto che Matteo Salvini è convinto che per chi non supera i 40 anni il vaccino si debba addirittura evitare, ché “non serve”.
Non così, evidentemente, la pensa chi governa la sua regione, che è stata tra le aree che più hanno sofferto per il Covid a livello europeo. Attilio Fontana non ha voglia di commentare, ma dal suo staff, sollecitati sul tema, ci tengono a sottolineare che “la Lombardia è la regione che ha vaccinato di più e che fa registrare, anche tra i più giovani, il maggiore tasso di adesione. Per cui non si può che continuare a incentivare la vaccinazione per tutte le fasce d’età”.

 

D’altronde non è un caso che chi ha responsabilità dirette di governo, nel Carroccio, tenda per lo più a scantonare dalla linea boh vax assai in voga tra i vertici del partito. Maurizio Fugatti, alla guida della Provincia autonoma di Trento, lo dice chiaramente: “Noi stiamo conducendo, sui social, in tv e sui luoghi pubblici, una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti, che guarda anche ai più giovani”. Lo stesso ha fatto Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli, che ha addirittura lamentato la perniciosa diffusione di fake news che scoraggiano la profilassi. Un fronte, quello dei presidenti di regione con la spilla di Alberto da Giussano, di cui Luca Zaia ci tiene a mostrarsi come al solito avanguardia del leghismo con la testa sulle spalle. E basta infatti che il leader veneto torni a osservare come “la verità è che tutti i ricoverati in questo momento sono non vaccinati”, perché il dem Andrea Marcucci provi a insinuarsi nelle contraddizioni padane: “Sul Covid meglio ascoltare Zaia, anziché Salvini”.

 

Forse però il senatore del Pd non sa che a pochi passi da lui c’è quel Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama, che a vaccinarsi non ci pensa neppure. “Non mi hanno ancora convinto del tutto che sia necessario”, ci confessa. Noi in verità lo avevamo cercato per chiedergli, consci del suo abituale pragmatismo, un appello ai giovani affinché provvedano a mettersi in fila. E invece niente: “Avete sbagliato persona”, sorride. Stesso equivoco che si crea con Edoardo Rixi. Per il quale “imporre la vaccinazione anche agli adolescenti è una barbarie”. D’altronde, spiega, “se si seguisse una logica, bisognerebbe stabilire che chi è vaccinato, come me, possa dismettere la mascherina anche al chiuso, e invece qui nulla segue una logica. Quand’è che potremmo tornare a vivere liberamente?”, chiede. Quando tutti saremo vaccinati, magari, obiettiamo. Ma Rixi ribatte che no, “non c’è alcuna evidenza che per i giovani il vaccino produca più benefici che danni”. E insomma perfino l’estensione del green pass per i ristoranti, è una forzatura: “Ma è una cosa da medioevo, suvvia”, sbotta.

 

E se dall’esito della campagna vaccinale dei più giovani possa dipendere anche la riapertura in sicurezza delle scuole, è a Rossano Sasso che bisogna chiederlo. “Il 75 per degli insegnanti ha completato la vaccinazione e l’84 ha ricevuto almeno la prima dose, quindi per settembre è verosimile una copertura pressoché totale”, osserva il sottosegretario leghista all’Istruzione. “Per quanto riguarda gli studenti, la strada maestra rimane quella di informare e sensibilizzare, lasciando la decisione alle famiglie per i minorenni. Va considerato anche che non esistono protocolli validati per gli under 12, quindi non sono nemmeno da prendere in considerazione strampalate ipotesi di esclusione dalle lezioni in presenza per gli studenti non vaccinati. Discriminare o negare il diritto allo studio sarebbe folle: non lo consentiremo”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.