Le amministrative

Comunali? No, sono primarie Meloni-Salvini. Che ora pensa di candidarsi a Milano

Il vertice del centrodestra dà il via libera alle candidature a sindaco di Bernardo e Maresca. Manca solo Bologna e l'esercito dei civici sarà servito

Simone Canettieri

Il leader della Lega spiazzato dall'asso Feltri calato dall'alleata: adesso medita di correre come capolista del Carroccio a Palazzo Marino 

Usano le elezioni comunali al posto delle primarie che non hanno mai fatto. Si marcano a vicenda. E, appena possono, tac: calcetto sugli stinchi. Uniti, vinceremo ovunque, dicono. Ma intanto puntano a svettare l’uno sull’altro. Sono i due leader del centrodestra. Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Roma si sono inventati la formula sindaco (Enrico Michetti) e pro sindaca (Simonetta Matone). A Milano, poi, che spasso: l’anti-Sala lo conoscono in pochi, ma il vero bomber è il capolista di Fratelli d’Italia: Vittorio Feltri.


La penna più amata dalla destra italiana è stato il più mancino dei tiri  che Giorgia Meloni potesse piazzare contro “l’amico Matteo”. E soprattutto a Milano, dove adesso Ignazio La Russa sente “il profumo del sorpasso”, clamoroso, sul Carroccio. Primarie meneghine. Con tanto di calciomercato. Il direttore editoriale di Libero fu, per esempio, il nome quirinabile per Salvini nel 2015. Per anni i suoi editoriali sono stati ripresi e citati dalla propaganda leghista (la Bestia) come fulgido esempio di buonsenso, mai incline al politicamente corretto. Poi Feltri ha iniziato a criticare, con sempre più frequenza, la strategia del Capitano, fino a spostarsi sulla “coerente” Meloni. Raccontano che Salvini sia rimasto spiazzato da questa mossa. E adesso chissà che si inventerà per controbilanciare la variante Feltri: magari si candiderà capolista come già fece in passato? Ci sta pensando.


La partita si preannuncia frizzante anche perché il candidato sindaco è un pediatra dalla faccia poco nota, ma con un compito semplice: sperare che Sala non vinca il referendum su se stesso. Il dottor Luca Bernardo arriva dal Fatebenefratelli dove negli anni ha seguito migliaia di bimbi (compreso quello di Licia Ronzulli). Non è un uomo-Lega, suo fratello Maurizio fu deputato per Forza Italia, salvo arrivare fino alle coste del Pd. Nel 2006 il debutto in politica, sempre alle comunali, con Letizia Moratti: duecento preferenze raccattate. Basterà un pediatria della Milano-bene a evitare che Giorgia e Matteo, i due monelli ipercinetici della destra italiana, la smettano di farsi i dispettucci? Chi lo sa. 

Dunque Gran Milano: il giornalista fuoriclasse, il medico impegnato nel sociale (ha una fondazione che si occupa di cyberbullismo) e c’è pure un ex sindaco. Il nome di Gabriele Albertini è stato evocato durante il vertice di ieri: correrà, magari con una propria lista civica, e se acchiapperà tanti  voti, in caso di vittoria, sarà il vicesindaco. Ma niente ticket, Maurizio Lupi non l’ha permesso. Tra l’altro, questa storia di indicare prima consoli e proconsoli nelle città al voto inizia a non andare giù a Forza Italia. Questione di metodo. “Quando voi eravate al sei per cento, noi non usavamo mai   questo sistema”, ha rimarcato infatti Antonio Tajani nei confronti di Meloni-La Russa. Che però gli hanno risposto: “Quando noi eravamo al sei per cento non chiedevamo mai nulla”. Tensioni scoppiate durante la riunione del centrodestra e subito addolcite grazie a Catello Maresca. Il magistrato che vuole Napoli per farsi perdonare l’antipartitismo delle scorse settimane ha fatto recapitare – tramite Ronzulli – un bel vassoio di babbà per tutti. Non è certo corruzione, ma una manovra distensiva sì. Sicché alla fine FdI, Lega, Forza Italia e il resto della compagnia hanno dato il via libera anche alla sua candidatura.
 

Che fatica, ci siamo quasi. Roma, Torino, la Calabria,  Milano e Napoli. Manca solo Bologna: qui si dovrebbe andare sull’imprenditore cattolico Fabio Battistini, destinato a spuntarla su Andrea Cangini e Roberto Mugavero. Questione di 48 ore, poi l’esercito dei civici di centrodestra sarà al completo. Ma altro che civici e civici, si attendono comunali iper politiche se guardate da dentro. Le primarie a cui Salvini e Meloni non hanno mai partecipato. Il debutto a ottobre.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.