L'intervista

"La federazione Lega-FI è il vorrei ma non posso". Parla Adornato

"Unirsi, che fatica. Se se si deve fare, meglio un partito unitario e repubblicano"

Carmelo Caruso

Cosa manca alla nuova unione di centrodestra? "Una assemblea alla pari, statuto, carta dei valori, intellettuali. E bisogna includere Giorgia Meloni". Chiacchierata con Ferdinando Adornato

Separarsi è una liberazione, unirsi che fatica. In politica hanno tutti preferito lasciare perdere. Perché si dice che la federazione Lega-FI è facile a disfarsi prima ancora che a farsi? Perché il passato insegna. Ferdinando Adornato, filosofo, giornalista, deputato, per esempio, è da una vita che ci prova. Dal Pci a Forza Italia. “Ho speso metà della mia esistenza così: a sinistra ho cercato in tutti i modi di far nascere il partito democratico (che non è mai nato) e a destra ho cercato di far nascere quello repubblicano. In entrambi casi ho fallito e vabbé”. A destra è adesso “federazione” Lega e FI. Ce la possono fare o sarà l’ultima utopia con la canfora?

 

Dice Adornato: “La federazione non significa niente. Se si vuole fare qualcosa di grande si faccia allora il partito repubblicano. Se poi si vuole fare sul serio si cominci con un’assemblea costituente ma paritaria. E’ l’unico modo per dimostrare che non si tratta di annessione. Lega e FI si diano una carta dei valori, aggiungano l’idea di un sistema elettorale maggioritario e poi mettano in campo una riforma di tipo semipresidenziale. È chiaro che questo progetto debba includere Giorgia Meloni. Come si fa a escluderla?”.

 

Non significa che è impossibile riuscirci ma quello che tutti stanno suggerendo a Salvini e Berlusconi: “Se dovete fare qualcosa di unitario fatela bene altrimenti è un manzonismo degli  stenterelli” è l’avvertimento.  Cosa manca per costruire case comuni? Un paese che non vuole essere o non riesce (ancora) a essere bipolare, un po’ di visionarietà (“l’unico che l’ha avuta è stato Berlusconi”) che è dunque la spezia magica, il sale nella pentola. E infatti si propone la “federazione” anziché il partito unitario che però, a rifletterci, è già qualcosa che esiste: “Cosa si fa alle elezioni se non federarsi?” spiega  ancora il filosofo unitario.

 

Se finora Fi ha mostrato scetticismo una ragione c’è e può essere smontata solo in questo modo: un lavoro preparatorio importante, professori che lavorano, anche anni, che scrivono un manifesto comune e infine degli intellettuali “disorganici”. Questa è la soluzione di Adornato altrimenti “la federazione è solo un prodotto figlio di tempi opachi in un clima che si è guastato”. E ci sarebbe poi da discutere sulla parola. Al momento, Lega ed Fi, ragionano sul “gruppo unico” in parlamento, ma non sarebbe preferibile chiamarlo “unitario”? Adornato è tra quelli che “unico” lo trova brutto, lui che ha sempre sognato l’America con i suoi due partiti. Quando  Berlusconi ci ha provato, con la Casa delle Libertà, era “la seconda edizione del partito carismatico” e la Lega era ancora un partito imbevuto di federalismo. Oggi è sicuramente diverso. Ma c’è un’altra domanda: la federazione è al passo con i tempi?

 

C’è da chiedersi se la democrazia è compatibile con la civiltà digitale. “La democrazia è mediazione, lentezza, la civiltà digitale è velocità. Mi piacerebbe che i partiti si interrogassero su questo più che sulla federazione” pensa il filosofo “ci ho provato”. Sarà quindi che Adornato ne ha viste troppe (“tentativi non si contano. Da Craxi, Segni, Cossiga, e poi bicamerali…”) ma la sua opinione è che questo paese si riduce a essere un “sistema delle occasioni mancate. Risparmiatori in economia, ma dissipatori di modelli”. Il rischio è “insomma la minestra riscaldata, la storia che si ripete ma in farsa. La federazione è il vorrei ma non posso”. Indietro quindi? “Eh no. Se si fa qualcosa di unitario, se si arriva a un grande partito repubblicano, davvero si può riaccendere un entusiasmo di popolo”.

 

A sinistra, anche spinti, da questo ragionare (di destra) hanno cominciato a ri-parlare di “unione”. Il ministro Andrea Orlando lo ha riproposto ieri. Adornato chi voterebbe in quel caso? “Se potessi, li voterei tutti e due. Se solo si riuscisse ad avere due partiti come ho descritto, quello sì che sarebbe un sogno. Ma è troppo grazia”. Lega e Fi prendono tempo, quello che fa pensare “che non si sbaglia a nutrire il pessimismo della ragione. Siamo il paese dei Promessi Sposi. La federazione così è solo un manzonismo”.   

 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio