scazzottate a destra

La Meloni si prende il Copasir con Urso. E La Russa: "Salvini ha perso la faccia"

Valerio Valentini

Il pretoriano di Giorgia confessa: "I leghisti hanno blandito anche me". Ma dopo tre mesi di stallo, domani l'esito scontato. Il capo del Carroccio mastica amaro, e chiede ai suoi di astenersi. Volpi bussa a Giorgetti per un nuovo incarico

L’ultimo tentativo, peraltro sgangherato, è stato quello di provare almeno a cambiare il nome del presidente, se proprio non si riusciva a cambiare il partito di appartenenza. “Me l’hanno chiesto, me l’hanno chiesto”, conferma, con l’aria di chi è stato colto in flagranza di ghigno davanti la buvette del Senato, Ignazio La Russa. “Forse perché speravano che così si liberasse per loro la mia poltrona da vicepresidente di Palazzo Madama. Ma la verità - prosegue il pretoriano di Giorgia Meloni - è che a un certo punto, in questa  faccenda del Copasir, i leghisti hanno pensato solo a non perdere la faccia”.

 

E allora, se evitare la figuraccia significava scongiurare l’elezione di Adolfo Urso a presidente del Comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti, va detto che no, manco quello gli è riuscito. “E certo, perché Salvini - conclude La Russa - si muove sempre come un elefante in una cristalliera”. E così, dopo oltre tre mesi di stallo, di tatticismi esasperati, appelli di costituzionalisti e un fiorire di veline fratricide tra leghisti e meloniani, l’esito della votazione decisiva che si svolgerà domani pomeriggio è scontato. “E certo che verrà eletto Urso”, sorride Elio Vito, esponente azzurro del Copasir che proprio in solidarietà verso il senatore di FdI ostracizzato dalla Lega s’era dimesso. “E’ l’unico esponente di opposizione di un comitato parlamentare che per legge va assegnato all’opposizione: come pensavate che sarebbe finita?”. La sua collega grillina, Federica Dieni, conferma: “Sarà una votazione dall’esito scontato”.

 

Scontato, certo, a vederla ora. Ma per settimane se ne sono viste di ogni. “Anche perché Salvini trattava la presidenza del Copasir come la regina degli scacchi: la pedina da muovere per ultima”, spiegava giorni fa Enrico Borghi, rappresentante del Pd nel Comitato. E la trattativa in questione riguardava anche altro: riguardava soprattutto le amministrative, su cui oggi i leader del centrodestra avrebbero dovuto vedersi per l’ennesimo incontro decisivo destinato a produrre altri incontri decisivi, e hanno quindi deciso di rimandare. 

 

L’ultima puntata di questa lunga fiction dei malintesi, ha provato a inventarsela Raffaele Volpi. Leghista di vecchia scuola democristiana, eletto durante il BisConte alla presidenza del Copasir, quando ha capito che a mantenere quella carica, nonostante le rassicurazioni che gli offriva Salvini, non sarebbe proprio riuscito, ha deciso di dimettersi, chiedendo di farlo anche al collega del Carroccio Paolo Arrigoni, sperando che questo ammutinamento innescasse il domino generale, e nel caos che ne sarebbe seguito, chissà, hai visto mai. Il tutto in un periodo in cui i vertici dei servizi sono cambiati, con l’arrivo di Elisabetta Belloni al Dis e di Franco Gabrielli alla guida dell’autorità delegata, con un decreto sulla cybersecurity su cui il Comitato deve dare un parere al governo e agli esordi di un’indagine senza precedenti che il Parlamento ha chiesto a Palazzo Chigi di avviare proprio dentro gli apparati di intelligence, per fare luce sugli incontri sospetti di Marco Mancini e l’ancor più sospetta registrazione del suo incontro con Matteo Renzi.

 

Anche per questo venerdì i presidenti delle Camere, Fico e Casellati, hanno di fatto riconfermato la stessa composizione del Copasir, invitando il vicepresidente a indire al più presto la votazione per trovare il nuovo assetto. E il presidente, che poi sarebbe Urso, da lunedì s’è messo al telefono per fare la conta ed evitare inciampi. L’ultima conferma è arrivata dal Pd, nel pomeriggio: “Scelta meramente istituzionale”. Come a dire che Urso non entusiasma, ma va votato. Salvini s’è riservato qualche ora in più, prima di riunire i suoi. Ma nel frattempo, con l’aria di chi già cerca un risarcimento più che un ricollocamento, Volpi s’è confrontato con Giancarlo Giorgetti: e magari, tra qualche settimana, una promozione a consigliere politico del ministro dello Sviluppo potrebbe arrivare

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.