Il caso

Adesso Raggi deve tenersi De Vito, presidente del consiglio comunale di Forza Italia

Doppio smacco per la maggioranza della sindaca grillina costretta da oggi ad avere un presidente d'aula espressione della minoranza

Gianluca De Rosa

Il grillino passato con il partito di Berlusconi non potrà essere sfiduciato dal M5s in Aula. E le opposizioni sono pronte a stendergli tappeti rossi

Dentro Fratelli d’Italia qualcuno ci scherza su: “E dai che alla fine Gasparri e Tajani hanno trovato il candidato sindaco”. Ovviamente una battuta. Quel che è certo però è che da oggi Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, candidato sindaco grillino nel 2013, Mr preferenze del M5s (più di 6mila) nel 2016, da oggi è un esponente di Forza Italia.

L’annuncio l’ha fatto questa mattina insieme al coordinatore romano di Fi Maurizio Gasparri e al vicepresidente del partito Antonio Tajani. Già da mesi circolava la voce di un passaggio ad un partito del centrodestra del presidente dell’aula Giulio Cesare che intanto due settimane fa aveva annunciato il suo addio al Movimento.

Il partito di Silvio Berlusconi era uscito dopo quasi 30 anni dall’Assemblea capitolina a fine 2019, quando l’allora capogruppo Davide Bordoni aveva formalizzato il suo passaggio alla Lega. Adesso, con l’annuncio di De Vito, Fi torna in consiglio comunale direttamente sullo scranno più alto.

E per restarci fino alle elezioni di ottobre. I consiglieri grillini infatti non hanno intenzione di sfiduciarlo né di chiederne la revoca. Non per indolenza, né per quieto vivere, ma semplicemente perché già sanno, regolamento alla mano, di non averne i poteri. La vicenda d’altronde è un déjà vu. Quando nel marzo del 2019 De Vito fu arrestato con accuse pesanti - corruzione e traffico d’influenza sul dossier stadio della Roma - per i grillini certe cose erano ancora un tabù. Luigi Di Maio si affrettò ad annunciarne l’espulsione (mai avvenuta) – “È fuori dal Movimento” – e i grillini capitolini cominciarono a ragionare su come revocarlo dal ruolo di presidente. Si capì in fretta che la cosa era più complessa del previsto.

Il regolamento dell’Aula Giulio Cesare sul punto era ambiguo. L’articolo 20 recita: “La revoca dalla carica di Presidente è ammessa nel solo caso di gravi violazioni della legge, dello statuto e del regolamento”.

Se dopo l’arresto furono i dubbi interpretativi e la missiva di diffida che De Vito spedì dal carcere ai suoi colleghi (e i conseguenti timori per eventuali richieste di risarcimento danni) a frenare la revoca (tanto che uscito da Regina Coeli, mister preferenze tornò sullo scranno della presidenza dell’Assemblea capitolina), oggi con il cambio di casacca non esistono proprio i margini per sollevare il neo forzista dal suo incarico. E adesso dunque? “L’annuncio di questa mattina non è stato una sorpresa”, ammette Giuliano Pacetti, capogruppo grillino in aula Giulio Cesare e presidente del comitato elettorale del Movimento 5 stelle per il Raggi bis. “Rimarrà a presiedere l’Aula non pensiamo di fare nulla perché il regolamento non ce lo permette. Marcello ha fatto una sua scelta personale che non mi sento di condannare, evidentemente ha trovato una casa che rispecchia di più i suoi valori”.

Il M5s però non ha più formalmente la maggioranza in Assemblea: “Ma De Vito già da mesi si asteneva su quasi tutte le delibere, non cambierà nulla”. E la versione di Pacetti è confermata anche dalle opposizioni. Il capogruppo del Pd Giulio Pelonzi spiega: “Non presenteremo nessuna mozione di sfiducia nei confronti della giunta perché De Vito anche dopo questo passaggio non la firmerebbe, e lo stesso molti dei consiglieri fuoriusciti dal Movimento che hanno lasciato Raggi senza maggioranza”.  

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