Alessandro Alfieri (foto LaPresse)

l'intervista

"L'alleanza col M5s passa per le riforme. E serve il proporzionale". Parla Alfieri

Luca Roberto

"Serve un compromesso che garantisca rappresentatività e governabilità. Conte? Non è un riferimento per i progressisti", ci dice il coordinatore nazionale di Base riformista

“La praticabilità dell’alleanza con i Cinque stelle si giocherà tutta sul portare a termine le riforme di cui il paese ha bisogno. Non c’è spazio per fusioni a freddo”. Alessandro Alfieri è il coordinatore nazionale di Base riformista, la corrente del Pd, guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, che più di tutte ai tempi del Conte II obiettò che nel dialogo coi grillini si dovesse andare con i piedi di piombo. “E infatti quando invitavamo alla prudenza sapevamo che la priorità era evitare scorciatoie ideologiche. Bisogna dare loro il tempo di capire se certe svolte sono autentiche, rispettare il loro travaglio”, dice oggi il senatore.

E’ vero che il naufragio delle trattative a livello locale, con Pd e M5s che rischiano di andare separati quasi ovunque, v’ha convinto dell’inaffidabilità dei grillini al punto da dubitare dell’utilità del maggioritario, come preferirebbe Letta? E’ il ritorno al proporzionale la strada maestra per gli anni a venire? “Le priorità in questo momento sono la campagna vaccinale e la ripartenza economica, ma prima o poi il tema andrà posto. Una legge elettorale proporzionale sarebbe più coerente con l’obiettivo di rendere il Pd maggiormente protagonista. Credo che alla fine sia importante raggiungere un compromesso che garantisca rappresentatività e governabilità e agevoli le coalizioni tramite l’incentivo del premio di maggioranza. A maggior ragione se si pone l’obiettivo di un’alleanza con un movimento che continua a definirsi né di destra né di sinistra, giusto scegliere una legge elettorale che permetta di votare i propri candidati e di evidenziare meglio il proprio profilo identitario”. 

 

In Parlamento le resistenze dei Cinque stelle, in particolare in tema di giustizia, rischiano di rallentare non solo il tracciato del Recovery ma anche la praticabilità di un nuovo polo? “Credo che le riforme saranno il vero banco di prova, dove si misurerà la capacità di costruire un progetto futuro solido, visto che tra noi non c’è un pieno riconoscimento dal punto di vista valoriale”, dice Alfieri. “E’ ovvio che di fronte alle titubanze di Salvini, bene abbiamo fatto a reagire con nettezza. Ma diventa fondamentale capire cosa vorrà fare il M5s. La giustizia, per esempio, è un tema fondamentale, che noi abbiamo sempre approcciato senza integralismi. Chiediamo che anche da parte loro ci sia lo stesso atteggiamento costruttivo”. Altrimenti, il percorso rischia di interrompersi anzitempo? “Le riforme che dovranno accompagnare il Recovery plan sono la grande partita con cui ci giochiamo la credibilità del nostro paese. Non ho mai creduto alle alleanze costruite a tavolino, bensì nel reciproco riconoscersi e ritrovarsi. Se al tempo del Conte II il ruolo del Pd era troppo schiacciato sulla responsabilità, adesso sentiamo il bisogno di disegnare il paese che verrà. E la svolta della segreteria Letta sta proprio nell’aver riconosciuto le ragioni e i problemi che avevamo posto in passato. Prima l’identità del Pd, baricentro di un nuovo centrosinistra e poi il dialogo con i 5 stelle”.

Anche se, facciamo notare al senatore, il nuovo segretario non sembra stia riuscendo granché nella costruzione di questo fronte largo spesso invocato. “Ma a livello territoriale i precedenti hanno un loro peso. Dopo cinque anni passati ad attaccarsi, Pd e M5s in alcune città si trovano nell’impossibilità di stringere un accordo. Nella mia Varese invece andranno insieme e per altre città, tra cui Napoli, resto fiducioso”. Secondo lei l’ex premier Conte, nonostante le difficoltà di questa fase, resta un punto di riferimento per la famiglia dei progressisti? E qui Alfieri risponde che questa prospettiva “l’ha esclusa lui stesso diventando il leader di un movimento post-ideologico. Noi siamo stati sempre cauti, capivamo come l’affidarsi a Conte fosse un modo per caricare le aspettative in maniera sproporzionata, che ci fossero più movimenti, dentro il M5s, e che quindi un tentativo di collaborazione richiedesse tempo, non andava forzato. Questo però non esclude che ci siano le basi per costruire un percorso comune”.

Il correntismo di cui il Pd è campione sfiderà, prima o poi, la pax silente che per adesso regge all’interno del partito? “Ma nel passaggio tra il governo Conte e il governo Draghi abbiamo chiesto proprio che non si desse per scontato il rapporto con i Cinque stelle. E mi pare che il segretario ci abbia dato ascolto. Abbiamo tutti gli strumenti per esprimere le nostre preoccupazioni, per veder riconosciuto il pluralismo delle idee”, dice Alfieri. Che infine su Mattarella indisponibile a una rielezione al Quirinale ha le idee chiare: “Bisogna solo dirgli grazie, e rendergli il massimo del rispetto. Draghi come sostituto? E’ prematuro parlarne ora”.