Foto LaPresse

Il governo spiaggiato contro la Bolkestein. Occhio al Recovery

Valerio Valentini

Sulla proroga delle concessioni balneari fino al 2033 i partiti vanno in ordine sparso (troppo)  

 Lo scontro si consuma sulla linea “del bagnasciuga”. E no, la nostalgia del Ventennio c’entra ben poco, in questo caso: se non a voler vedere, anche in questa baruffa di governo, l’ennesima imboscata che Fratelli d’Italia ha già preparato ai danni della Lega, e che sconsiglia a Matteo Salvini qualsiasi scantonamento. “Ma infatti per noi quella proroga non si tocca”, ripete, categorico, Massimo Garavaglia, ministro del Turismo del Carroccio. Si riferisce all’estensione fino al 2033 delle concessioni balneari. Una posizione che anche ieri, durante l’audizione alla Camera di Roberto Rustichelli, il presidente di quell’agenzia nazionale per l’antitrust che da anni incalza il governo ad adeguarsi alle direttive europee, è stata ribadita dal leghista Alessandro Giglio Vigna, che un po’ provocatoriamente ha chiesto: “Ma chi l’ha detto che la procedura d’infrazione sia il peggiore dei mali”. 


La questione, in effetti, è annosa. L’Europa, attraverso la  direttiva Bolkestein, ci impone di mettere a bando le concessioni per gli stabilimenti balneari. L’Italia, unica nel continente, insiste nel garantire ai gestori la prosecuzione della loro attività, preferendo le rendite elettorali a quelle erariali, la valorizzazione delle clientele a quella del bene pubblico. Con conformismi assai trasversali. Perché se è stato il governo gialloverde a fissare la proroga delle concessioni fino al 2033, è stato poi il BisConte rossogiallo a confermare quell’orientamento. Perché in fondo ogni partito ha i suoi paladini anti Bolkestein. Così a dicembre scorso, quando la Commissione aveva avviato la procedura d’infrazione ai danni dell’Italia, l’allora ministro - e oggi sottosegretario - per gli Affari europei rispose con una lettera bellicosa. “Ma era una difesa d’ufficio per prendere tempo: il problema va risolto”, è tornato a ripetere ai colleghi del Pd.

 

In verità, per ora anche Mario Draghi ha preferito rinviare, evitando d’inserire lo stop alla proroga nel Pnrr. Solo che, anche per rimuovere dal sentiero che porta ai 248 miliardi del Recovery qualsiasi pietra d’inciampo, a Palazzo Chigi sanno che sulla materia bisognerà intervenire, per evitare di sedersi da morosi al tavolo delle trattative con la Commissione quando si dovrà discutere l’erogazione dei fondi. Il tutto, anche a dispetto dell’affezione che lo stesso Draghi racconta di avere per il titolare del suo stabilimento di fiducia, sul litorale di Anzio. Ma più che al logoramento delle amicizie personali, il premier dovrà badare alle ripercussioni politiche di una nuova normativa sulle concessioni balneari. Perché in Forza Italia, sia Maurizio Gasparri sia Deborah Bergamini sono irremovibili; perché il M5s è spaccato sul tema, col deputato Sergio Battelli che è tra i pochi a sostenere l’opportunità di una “gara competitiva da lanciare in tempi ragionevolmente brevi”; perché perfino il Pd, come dimostra il versiliese Umberto Buratti, ha i suoi oppositori interni. L’ipotesi allo studio di Palazzo Chigi è quella di una riforma da inserire nella legge sulla Concorrenza, prevista tra gli strumenti accessori del Pnrr. “E del resto, se in un intervento sulla concorrenza tutelassimo le rendite dei balneari, sarebbe il paradosso”, dicono all’unisono da Azione e Italia viva. E l’osservazione avrebbe una sua logica. Se non fosse, però, che di fronte a una Giorgia Meloni già pronta a stracciarsi le vesti contro l’ennesima genuflessione davanti ai diktat di Bruxelles, Salvini ha già dettato la linea: “Della Bolkestein non mi parlate neppure”. E lì, sulla battigia, il governo rischia di spiaggiarsi. 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.