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tattiche parlamentari

L'ex grillino Marilotti entra nel gruppo del Pd al Senato e imbarazza (forse) Letta

Valerio Valentini

Il segretario del Pd promuove nuove regole contro i cambi di casacca. Ma il gruppo dem a Palazzo Madama accoglie con un'acclamazione l'ingresso del professore sardo, eletto col M5s e poi reclutato nei responsabili per Conte

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Che sia per prudenza o per scaramanzia, lui comunque prende tempo. "Vediamo, è ancora presto, l'interlocuzione è ancora in corso". E chissà se mentre fa esercizio di cautela, Gianni Marilotti sa che il tutto è già stato deciso. Perché quando il senatore sardo risponde al telefono, l'assemblea del gruppo del Pd a Palazzo Madama, convocata dalla presidente Simona Malpezzi, ha appena decretato per acclamazione unanime, il suo ingresso nella truppa dem, che così sale a 38 membri. Ma che il dialogo vada a avanti da tempo, come lo stesso Marilotti conferma, è senz'altro vero.

 

Cagliaritano classe '53, docente di storia e filosofia nei licei della sua città, romanziere e saggista più che amatoriale, Marilotti è stato eletto al Senato nelle liste del M5s, e lì è rimasto fino al novembre 2020, quando è passato al gruppo delle Autonomie. A gennaio scorso, era stato tra i dieci "Europeisti" mobilitati in tutta fretta per allestire una pattuglia di riserva in sostegno di Giuseppe Conte, nei giorni convulsi in cui il fu avvocato del popolo andava in cerca dei responsabili per resistere all'assalto di Matteo Renzi. Poi si sa com'è andata: quella formazione è stata sciolta nel disinteresse generale, e ognuno è tornato sulla sua strada.

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Solo che quella di Marilotti, di strada, era ormai segnata. Perché con l'allora capogruppo dem Andrea Marcucci, e con altri senatori del Pd, il confronto andava avanti da tempo. E insomma mancava solo la formalizzazione della pratica. Che è arrivata stamane. Anche se lui, il diretto interessato, ancora nicchia: "Aspettiamo, vediamo".

 

E forse lo fa anche perché sa che il suo ingresso nel gruppo del pd arriva in un momento poco propizio. E cioè proprio mentre il nuovo segretario Enrico Letta si batte contro quei continui "cambi di casacca" che, a giudizio dell'ex premier, "sono il segno di una democrazia malata". E insomma da un lato si cerca di mandare avanti una riforma del regolamento delle Camere che renda più complicato e sconveniente il trasformismo parlamentare, con l'altra si sancisce l'ingresso di un ex grillino nella propria pattuglia. D'altronde ieri Matteo Salvini aveva celebrato con tutti gli onori l'adesione alla Lega di un altro senatore uscito dal M5s, il siciliano Francesco Mollame. E dunque, nell'attesa che cambino le regole, anche il Pd le usa come può.

 

 

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