Vaccini, ripresa e sogni. Perché saranno le borse a salvare le economie mondiali

Claudio Cerasa

Sorpresa: la finanza non puzza più. La grande differenza tra la crisi del 2009 e quella di oggi

Lo vedi quando leggi i dati sull’economia, quando leggi i dati sulla crescita, quando leggi i dati delle borse, quando osservi Wall Street, quando osservi la Borsa italiana, quando osservi la Borsa europea, quando osservi le caratteristiche di chi riesce a scommettere sul futuro e di chi invece non riesce a fuggire dal presente. C’è un mondo a due velocità che si prepara ad affrontare le incredibili sfide della stagione post pandemica. Il primo mondo, che è il mondo della cosiddetta economia reale, è quello che soffre, è quello che arranca, è quello che fatica ed è quello che in prospettiva sembra avere maggiori difficoltà per rimettersi in carreggiata e recuperare il tempo perduto durante i mesi più tragici della pandemia. Il secondo mondo, che è il mondo della cosiddetta finanza, è un mondo che invece non soffre, non arranca, non fatica ed è il mondo che in prospettiva sembra avere maggiori possibilità per far tornare rapidamente in carreggiata le economie dei paesi più martoriati.

 

Se c’è una grande differenza tra la crisi del 2009 e quella del 2020 quella differenza la si può cogliere con molta semplicità nel rapporto che si è invertito tra il mondo di Wall Street (la finanza) e quello di Main Street (l’economia reale). Nel 2009, fu il crollo della finanza a far crollare anche l’economia reale. Nel 2020, è la forza della finanza che può dare all’economia reale la speranza non solo di mettere a segno un poderoso rimbalzo ma anche di costruire velocemente un nuovo futuro. Vale per l’America, la cui capacità di rigenerare con rapidità centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni mese (più 916 mila posti creati a marzo) ha qualcosa a che fare anche con la capacità unica della Borsa americana di trainare la ripresa  grazie alla vivacità del listino di Dow Jones (l’indice S&P che misura l’andamento delle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione è cresciuto in un anno del 76 per cento e si trova oggi a livelli mai raggiunti nella sua storia).

 

La vivacità della borsa americana – vivacità che da un lato ha permesso di far arrivare capitali freschi alle aziende più in salute e dall’altro lato ha permesso di far arrivare a molte case farmaceutiche i fondi necessari per implementare la ricerca sui vaccini – non è però un unicum solo degli Stati Uniti. Ma è stato un filo conduttore anche nell’anno pandemico europeo, le cui borse negli ultimi mesi sono cresciute come non mai ottenendo risultati mai raggiunti neppure nelle stagioni delle vacche grasse (l’Euro Stoxx 50 ha ormai superato abbondantemente la così detta quota pre Corona Crash).

 

La finanza brutta, sporca e cattiva sarà dunque il settore economico che insieme con lo stato contribuirà a risollevare le sorti dell’economia e mai come oggi si può dire che avere un sistema finanziario ricco, solido e vivace non è un attentato alla democrazia ma è al contrario, specie nei momenti di difficoltà, un veicolo per resistere, per comprare tempo, per governare il rischio, per consentire alle imprese di crescere anche a fronte di una difficoltà oggettiva e per provare a capire quali potranno essere i settori sui quali  vale la pena investire quando i problemi finiranno. Non tutti i boom registrati durante la stagione pandemica avranno una loro continuità quando l’emergenza sarà finita. Ma studiare con attenzione quali sono le società che sono riuscite a adattarsi al mondo che cambia può aiutare a indirizzare anche le scelte dei legislatori quando i soldi a disposizione dei governi dovranno essere indirizzati alla crescita dell’economia e non solo al suo salvataggio.

 

Qualche esempio. Negli ultimi dodici mesi, negli Stati Uniti, tra le società che sono cresciute di più in Borsa si trovano società specializzate in attrezzature e strumenti per cantieri industriali ed edili (United Rentals ha ottenuto un +344 per cento), rivenditori di moda (L Brands ha ottenuto un +514 per cento), società come Tesla (+648 per cento), società dedicate all’e-commerce come Etsy (+549 per cento) e società specializzate in distribuzione di contenuti come ViacomCbs (+738 per cento). Contenuti, moda, innovazione, tecnologia, infrastrutture, divertimento e capacità di intercettare il sogno del futuro. I cattivoni della finanza sono diventati buoni e presto potrebbero essere loro a indicare all’economia mondiale, vaccini permettendo, la strada giusta per far diventare l’emergenza pandemica un ricordo sempre meno legato al presente e sempre più legato al passato. E mai come oggi avere un capo del governo che la Borsa la sa capire e persino governare potrebbe essere per un paese come l’Italia un assist mica male per provare a ricostruire velocemente il suo futuro. 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.