Il nuovo pd

Letta chiama il veneto Possamai al Nazareno. Una segreteria che guarda sempre più al nord

Valerio Valentini

Incarico ancora da definire, ma promozione certa. Il capogruppo dem a Palazzo Ferro Fini, trentenne campione di preferenze nella sua Vicenza, verrà chiamato a Roma dall'ex premier. Che dimostra di voler rappresentare le ragioni del settentrione

Questioni di storia e di geografia. Di storia, perché la storia di Giacomo Possamai è da sempre intrecciata con quella di Enrico Letta. Di geografia, perché la promozione al Nazareno del capogruppo del Pd in regione Veneto è l'ennesimo segnale di una segreteria che guarda molto al nord, e alle sue ragioni, per trovare nuovo slancio e nuovo spazio di manovra. "In più Giacomo è giovanissimo", ripete Letta: e anche questo, nella narrazione dell'ex premier, ha un suo indubbio valore.

 

E dunque eccolo, Possamai, trentenne nato, come ama dire, "dopo la caduta del muro di Berlino", prepararsi a traslocare a Roma, per andare a ricoprire un incarico ancora da definire nell'organigramma di vertice del Nazareno guidato da quello che lui definisce, manco a dirlo, "il mio maestro". Non è una prima volta, per lui che nella Capitale ha già lavorato quando venne eletto vicesegretario dei Giovani democratici, proprio su incoraggiamento di quell'Enrico Letta che all'epoca era a Palazzo Chigi. Poi, però, la sua carriera se l'è costruita tutta sul territorio, Possamai. Nella sua Vicenza, in particolare, dove ha guidato per anni la pattuglia dem in Consiglio comunale. La sua piccola apoteosi l'ha vissuta alle ultime regionali: quelle del trionfo bulgaro di Luca Zaia e il disastro del Pd, da cui però Possamai s'è salvato risultando il più votato del partito con le sue 11.500 preferenze, staccando anche illustri esponenti del centrodestra e della Lega nella sfida personale e guadagnandosi sul campo i galloni di capogruppo in regione. Letta lo ha precettato nei giorni scorsi: "Ti va di tornare a Roma?". Incarico da definire, anche se non è infondato immaginare un suo ruolo di assistenza a Marco Meloni, coordinatore della segreteria e braccio destro dell'ex premier.

 

Andrà insomma a rafforzare la componente nordista del nuovo corso di Letta, già di per sé assai maggioritaria nella geografia del Nazareno post-Zingaretti. Lo si è capito con la definizione della segreteria: diciotto esponenti, compresi i due vicesegretari, con due soli esponenti (il siciliano Peppe Provenzano e il pugliese Francesco Boccia) al di sotto di Perugia, e senza neppure un romano. Se ci si aggiunge la recente elezioni di due capigruppo - una friulana d'adozione, Debora Serracchiani, alla Camera, e una lombarda doc, Simona Malpezzi, al Senato - il profilo di un partito che guarda al nord, forse lasciando al M5s di Giuseppe Conte spazio di manovra al meridione, emerge in tutta la sua nitidezza. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.