Il retroscena

Conte agita i responsabili, ma il Pd non ci crede. Si tratta ancora con Renzi

il Nazareno non crede a una nuova maggioranza che sostenga questo governo. Il Quirinale amareggiato per la tensione

Simone Canettieri

Rabbia del Partito democratico per l'uscita contro Italia viva del premier: così si taglia un ponte. In cdm Iv si asterrà sul Recovery.  I grillini spaesati: "Senza Giuseppe siamo finiti".

 Il Pd non crede in un governo Conte senza Renzi, sostituito dai responsabili. E’ l’unico punto (semi) fermo in questa crisi che oggi dovrebbe toccare l’acme, con la conferenza stampa del leader di Italia viva durante la quale si annuncerà l’uscita delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, a poche ore dal varo del Recovery plan in Consiglio dei ministri.
 

La crisi, dunque. Sempre il Pd ha giudicato “suicida” la mossa di Palazzo Chigi di far uscire una velina nella quale si chiudeva al Conte ter avvisando Renzi che in caso di strappo non sarebbe mai più rientrato in maggioranza. “Se si hanno due strade, non si può bruciarsene una da soli: è folle”, riflettono Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e i capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, durante una riunione pomeridiana su Zoom. A malincuore e con diverse sfumature, il Nazareno iniziava a scorgere, al di là della tattica, l’ipotesi del voto come uno scenario concreto.  
 

 “Quello che Renzi non ha capito – è il ragionamento del segretario dem e di tutti i vertici del Pd – è che se salta Conte il M5s non ci starà mai a fare un altro governo. Al di là della fascinazione dei peones. Conte e il suo partito anche editoriale sono l’unica salvezza per il futuro dei grillini”.
 

Ma perché Conte si sarebbe bruciata una strada avendone solo due a disposizione? Evidentemente, nel far trapelare di prima mattina la linea “se Renzi esce non rientra” c’era – e c’è – la consapevolezza che arrivati a questo punto anche per una questione personale e psicologica non ci sono più margini di mediazione (“Sembrano Berlusconi e Fini”, ridacchia alla buvette del Senato Daniela Santanché di Fratelli d’Italia).
 

E dunque Conte sa, spera e proverà ad andare avanti se Italia viva uscirà con i Responsabili. Ma ci sono? Sono organizzati e quanti sono? Così tanti da sostituire i diciotto voti (ma forse ne servono di meno) di Iv a Palazzo Madama? Nel giorno dell’ultima partita di poker, le vecchie volpi del Senato rimangono nell’ombra. “Faccio parte di una generazione che ha la responsabilità nel suo dna”, dice la centrista Paola Binetti. Ma potrà bastare? Certo che no.
 

“Vedrete: se esce Renzi servirà lo sfollagente davanti alla porta di Conte”, si fa forza Emanuele Dessì che con Paola Taverna, vicepresidente del Senato, è abbastanza attivo in queste ore di incertezza per reclutare forze fresche (anche se qui hanno tutti i capelli bianchi).
 

Cecilia Guerra, sottosegretario di Leu al ministero dell’Economia, con l’aria indifferente si lascia sfuggire: “I responsabili? Magari! Ma non lo so se ci siano sul serio”.
 

Alla fine è tutto un balletto, un oscillare e un nascondersi dietro alle colonne in Senato: “Buuu”, dicono i forzisti ai grillini per fargli prendere un accidenti. Si scherza, si dice “andiamo tutti a casa”. Ma sarà così? Bisogna allora ritornare a Palazzo Chigi nella stanza di Conte dove nel pomeriggio entra ed esce di continuo Rocco Casalino, il portavoce.
 

La mossa di incendiare gli animi di prima mattina con una velina violentissima (“Se Iv esce dal governo è fuori per sempre”) con il passare delle ore diventa un boomerang perché permette a Renzi di staccarsi e di giocare ancora una volta su tavoli diversi. In serata in Consiglio dei ministri Iv si è astenuta sul Recovery, questa mattina Renzi dirà in conferenza stampa che si aspettava uno scatto di responsabilità “ma loro hanno scelto la linea Casalino-Travaglio. Rispettiamo questa linea ma porta a uno showdown”.
 

Dunque, è la linea dell’ex premier, “se hanno i numeri bene, auguri. Sto d’incanto all’opposizione di un governo raccogliticcio. Quest’uomo oggi avrebbe dovuto fare un accordo e invece spinge per rompere”. Nello spingere per rompere ci sono ancora margini per un’intesa, per un Conte ter blindato da un rimpasto importante? Tutto può succedere. E dopo una giornata di fuoco e fiamme anche dal Nazareno provano a stemperare la rabbia verso Conte per l’uscita improvvida: “Non sapevamo della posizione di Conte su Renzi. L’abbiamo letta in agenzia. Ma è tutto legittimo, visto che è la posizione di un partito politico, quello dei 5Stelle. Non dovevano mica condividerla”. Strategia, certo. Visto che anche il silente Luigi Di Maio fa trapelare la sua richiesta ad abbassare i toni: “Tutti facciano un passo indietro per amore del paese. Il mondo ci guarda. C’è una pandemia in corso. L’Italia non può permettersi una crisi”. Tutto può succedere, dunque. Anche se il Pd continua a dire, questa volta per bocca di Andrea Orlando, che “non appoggeremo mai un esecutivo di unità nazionale”. E che senza Conte un “fronte progressista non c’è più”. Nelle ore convulse di un martedì abbastanza alienante bisogna dar conto dell’ipotesi di un governo guidato da Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, e anche dell’eterno di ritorno di Carlo Cottarelli, avvistato a Washington per una conferenza, ovviamente con il famoso trolley al seguito. E poi certo, al cortocircuito del Palazzo che tutto fagocita c’è anche la suggestione della costituzionalista Marta Cartabia. Ma è tutto così prematuro e dunque inutile. Ecco di nuovo Renzi, il grande giocatore d’azzardo. Ai suoi parlamentari abbastanza preoccupati per “il che ne sarà di noi?” ha dato questa linea: intanto voteremo in Parlamento il decreto Ristori V e poi il prolungamento dello stato d’emergenza per dare un segnale di responsabilità e alla fine vedremo che farà Conte, se ci sfiderà in Aula. Si tratta, si strappa, ci si ferma a un millimetro dal burrone. Scene a cui il capo dello stato Sergio Mattarella – che ha ricevuto il presidente della Camera Roberto Fico – assiste con “sconcerto”, raccontano dal Colle. In quanto “amareggiato” per la dialettica di questi ultimi giorni soprattutto con un paese in piena pandemia e con centinaia di morti tutti i giorni. La linea del Colle al momento non cambia: aspetterà le mosse dei partiti. Si passa dalla conferenza stampa di Renzi oggi pomeriggio, per iniziare.

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.