Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, intervistato da Carmelo Lopapa su Repubblica ha lanciato un appello alla popolazione perché rispetti “in maniera direi ossessiva” le regole basilari, dall’uso delle mascherine al distanziamento all’igiene personale. Il vero fronte è questo: Zaia analizza il mutamento che si è verificato rispetto alla situazione della primavera: “Il Covid non sembra più un problema della comunità ma del singolo che viene contagiato, del paziente che finisce ricoverato. Siamo passati dal noi all’io. E così rischiamo di perdere la guerra all’epidemia”. Non solo non c’è alcuna traccia di compiacimento populista, nelle sue parole c’è il senso di responsabilità di chi sa ammonire senza cercare facili popolarità. Anche sulla possibilità che il Veneto finisca in un livello di allarme maggiore, dà una lezione di serietà: il fatto che la sua regione sia ora nella fascia meno grave lo soddisfa “perché è un riconoscimento del nostro lavoro”, però dice senza peli sulla lingua che “dall’altro lato mi preoccupa che questo venga percepito come un messaggio per abbassare la guardia e darsi alle feste”. Non usa il consenso straordinario di cui gode tra i cittadini veneti per fare polemiche con il governo nazionale, dice anzi che “contro gli assembramenti bisogna lavorare tutti insieme, a livello nazionale”. Ricorda che “ogni provvedimento è passato all’unanimità, mai nostri voti contrari” ma chiede, con ragione, che se si dovesse mutare la classificazione della sua regione, “vorrei dire la mia”. Zaia si conferma uomo di governo, impegnato nel fronte comune della lotta alla pandemia senza timidezze o autocompiacimenti. La sua intervista ha suscitato l’entusiasmo, per esempio, di Carlo Calenda e c’è da sperare che faccia riflettere anche Matteo Salvini. Zaia non ha mai dato la minima corda a chi lo vedeva come alternativa alla guida della Lega, fa bene il suo mestiere assai difficile e non vuole interferire con le logiche politiche nazionali, ma parlando chiaro e identificando con una certa profondità il problema principale, quello della tenuta sociale, più critica oggi di quella sanitaria nel contrasto al Covid, indica una linea che sarà difficile ignorare.
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