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Passeggiate romane

Perché il Pd teme che il voto sul Mes possa portare a una crisi di governo

E' partito il corteggiamento verso alcune frange del gruppo misto con la speranza che qualche senatore aderisca ai gruppi di maggioranza

Una decina di grillini al Senato non voterà il Mes. E visti i numeri già a rischio in quel ramo del Parlamento il premier Giuseppe Conte ha deciso di spostare tutto a settembre. Il Pd non è troppo felice e lo ha fatto presente al presidente del Consiglio ma la verità è che nonostante i proclami non farà certo le barricate. La speranza di tutti è che dopo agosto qualche voto in più possa arrivare. E salvare la maggioranza.

 

 

Che il Mes sarà approvato non è in dubbio, visto che i voti di Forza Italia ci saranno. Ma sarà un problema se saranno decisivi e non semplicemente aggiuntivi per l’approvazione. In quel caso secondo il Pd è quasi sicuro che si aprirà almeno una verifica di governo. Che potrà sfociare anche in una vera e propria crisi. E’ questo il vero timore del Partito democratico. E anche Conte sembra finalmente essersene accorto. Insomma la crisi di cui si è parlato tanto a sproposito in questi giorni tra qualche mese potrebbe invece essere un rischio reale. Perciò è partito il corteggiamento verso alcune frange del gruppo misto con la speranza che qualche senatore aderisca ai gruppi di maggioranza.

 

La legge elettorale in senso proporzionale è il prossimo ostacolo della maggioranza. Il Pd ha accettato il taglio dei parlamentari proprio in questo quadro. E una legge proporzionale con lo sbarramento al 5 per cento è già stata presentata. Ma sia il M5s che Italia Viva ora nicchiano. Il M5s perché in quel partito ormai non c’è più una leadership riconosciuta e ognuno va per conto proprio. In Italia Viva perché con i sondaggi intorno al 3 per cento Renzi teme di non superare l’asticella e quindi ha riscoperto il maggioritario, che permette una discussione anticipata sui collegi e le persone da eleggere. Come finirà?

 

  

E’ ripartita la guerra mai sopita fra il Pd e l’ad Salini. Ora il tema è una possibile proroga al capo della Rai in vista di un cambio della legge sul sistema radiotelevisivo. Dal Nazareno hanno subito sparato ad alzo zero su Salini definendo la sua gestione “altamente fallimentare” e bocciando qualsiasi proroga. Stessa cosa Italia Viva. Mentre il M5s si è schierato con l’ad. “Ma la cosa particolare – notano dal Nazareno – è che né Lega né Fratelli d’Italia hanno avuto nulla da ridire a questa proroga. Per forza, con Salini di fatto amministrano la Rai. Basta vedere le ultime nomine e i programmi che si stanno preparando. Sembra la prosecuzione del governo giallo verde. A viale Mazzini con Salini sono fermi ancora al 2018, con Salvini e Di Maio vicepremier”.

 

Si torna a parlare del partito di Conte. Ma mentre prima la notizia era messa in giro direttamente da Palazzo Chigi per arginare le richieste del Pd e dei cinque stelle agitando questo spauracchio, adesso il tam tam proviene dai grillini. Infatti nonostante i sondaggi lusinghieri il premier si è convinto che fare un partito suo sarebbe un errore.

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