Non politicizzate Immuni

Redazione

I governatori del nord sono critici, Salvini massacra la app: sarebbe un errore

Negli ultimi giorni, i rappresentanti di alcune regioni italiane hanno cominciato a esprimersi contro Immuni, l’applicazione da poco lanciata dal governo per il tracciamento dei contatti tramite smartphone. Ha cominciato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che la settimana scorsa ha ritirato la sua regione dalla sperimentazione dell’app perché, a suo dire, sarebbe una “una soluzione poco avveduta che rischia di ingenerare panico”. Poi è stato il turno del governatore del Veneto Luca Zaia, secondo cui “la app Immuni non funziona, e crea problemi”. Infine due giorni fa in Piemonte ha parlato Ferruccio Fazio, responsabile della task force regionale per la fase 2, che al Corriere Torino ha detto: “Non riteniamo opportuno incentivare in Piemonte l’uso della app Immuni”.

 

Alcuni dei rilievi mossi dai rappresentanti delle regioni sono comprensibili: impiantare un sistema di monitoraggio nazionale su un servizio sanitario gestito in gran parte a livello regionale è complesso, e il governo avrebbe potuto lavorare meglio. Ma altre critiche sono del tutto infondate. In particolare, l’idea che Immuni sarà in qualche modo d’intralcio agli altri sistemi di tracciamento dei contagiati è assolutamente improbabile. Se funzionerà, al contrario, Immuni sarà di supporto ai sistemi già esistenti, e non impedirà alle regioni di utilizzarne altri, come il Veneto che sta studiando un sistema di “biosorveglianza” (il nome non fa ben sperare).

 

C’è un ultimo dubbio, tuttavia. Le tre regioni più dure con Immuni sono tutte governate dal centrodestra, i cui leader politici, anche a livello nazionale, hanno massacrato la app, paventando rischi inesistenti e invitando gli italiani a non scaricarla. La politicizzazione di Immuni sarebbe un errore gravissimo, e un danno per tutta l’Italia.

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