Malta, migranti soccorsi in mare ancora a bordo di un'imbarcazione della Captain Morgan (LaPresse)

Fermare l'immigrazione senza urlare

Redazione

Lamorgese non fa cose molto diverse da Salvini, ma non vellica il razzismo

Se c’è un ambito su cui il governo Conte bis non è riuscito fino in fondo a imporre un cambio di passo rispetto all’esperienza gialloverde, questo è quello dell’immigrazione. Le premesse erano positive. Nel settembre 2019, a pochi giorni dall’insediamento del governo, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese aveva incontrato gli altri leader del Mediterraneo. Le bastarono poche strette di mano per strappare un accordo per la ripartizione dei migranti. Era un sistema ancora grezzo, non automatico e non obbligatorio, ma introduceva una novità politica notevole: l’Italia era tornata ai tavoli europei per dialogare. Si chiudeva la parentesi poco efficace dei pugni sul tavolo, dei no urlati su Twitter, delle riunioni disertate. Era quello il capitolo dei “porti chiusi”, tanto caro all’ex ministro Matteo Salvini, che si risolveva in molto chiasso mediatico, pochi fatti, troppi morti.

 

L’enorme bagaglio di esperienza guadagnata da Lamorgese in quarant’anni di servizio ha riportato aria nuova al Viminale, rimasto orfano di Marco Minniti. Ma un anno di governo rossogiallo ha segnato più discontinuità nella comunicazione che nella sostanza. Lamorgese non twitta, non indossa divise e il governo nel suo complesso non vellica i sentimenti razzistoidi di una parte degli italiani. Non è poca roba. Segna la distanza tra uno sbrigliato demagogo e un ministro della Repubblica.

 

Tuttavia la politica, in sostanza, non è granché cambiata. I decreti sicurezza non sono stati modificati, creando 60 mila irregolari in più nel 2019 e altri 653 mila attesi nel 2020. E di questo spesso Lamorgese si lamenta, pare, con il resto del suo governo, intenzionata com’è a intervenire ma frenata da ragioni politiche addotte dal resto della maggioranza. Si vedrà. Resta vero che anche i porti, quelli che Salvini aveva chiuso alle navi delle ong, sono rimasti chiusi. Come pure il vuoto di solidarietà dei paesi europei resta tale: vuoto.

 

Resta da segnalare come sia tuttavia completamente cambiato il clima nel paese, un tempo consegnato alla logica della caccia al nero. E’ bastato avere una persona equilibrata al Viminale. E si capisce così anche la ragione per la quale i saggi della Dc non mandavano mai un leader politico a fare il ministro dell’Interno.

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