Nuove divisioni Pd-M5s
Il voto sulla Libia a rischio e le posizioni del M5s sulla Cina che imbarazzano gli alleati. I nuovi fronti dello scontento
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Roma. Una rogna sulla Cina, una grana vera e propria sulla Libia. E la costante è quella di un ministro che si rimette al volere del Parlamento con l’atteggiamento di chi non sa esattamente che scelta prendere, e pilatescamente prova a sgravarsi la coscienza. Così, almeno, è apparso Luigi Di Maio ai compagni di maggioranza di Pd, Iv e Leu che ieri sono stati convocati per un vertice virtuale: una riunione in videoconferenza tra il responsabile della Farnesina e i capigruppo e i sottosegretari agli Esteri dei partiti che del Movimento 5 stelle sono alleati al governo. Ed è risultato fin troppo chiaro che, sia sulla questione di Hong Kong, sia sul rinnovo delle missioni a sostegno della guardia Costiera di Tripoli, l’esecutivo giallorosso, e il ministero degli Esteri in particolare, fatica a indicare una strada. E la maggioranza, di conseguenza, entra in fibrillazione.
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