(foto LaPresse)

Fabio Rampelli (FdI) dice che la vera destra non si comporta come Salvini

Carmelo Caruso

“Ammiro Silvia Romano. La solidarietà è anche il nostro codice”

Roma. “Io non ci sto e non voglio consegnare alla sinistra quel mondo meraviglioso del volontariato e dell’altruismo. Io non ci sto a regalare quella figura straordinaria che è Silvia Romano”. E Fabio Rampelli, che è sicuramente uomo di antico lume di Fratelli d’Italia e oggi vicepresidente della Camera, non solo non accetta la disputa sulla conversione (“non aggiunge e non toglie nulla alla bellissima notizia”), ma si trasfigura in questa giovane italiana tanto da dire: “Se avessi vent’anni avrei fatto come Silvia, anzi, buona parte delle cose che ha fatto anche noi le abbiamo fatte”. Si riferisce ai suoi amici e compagni del fronte nazionale della gioventù che dopo la liberazione della Romano hanno sorpreso la sinistra, che è loro avversaria, e sconvolto il centrodestra che non sempre ha l’originalità di questa Destra. Francesco Storace ha scacciato gli odiatori e salutato con gioia la scarcerazione. In FdI tantissimi sono quelli che non vogliono saperne del velo e della cifra del riscatto (“inutile incartarsi e fare paragoni improbabili con quello che avremmo potuto acquistare” suggerisce Rampelli). E infatti ci saremmo attesi, anche da Fdi, la polemica che ha ingaggiato la Lega di Salvini, e forse la complicità con un certo pensiero di carta che insinua il dubbio: abbiamo liberato un’italiana o un’islamica? “Vi sareste attesi una destra becera che non è la vera destra”. E quale sarebbe? “Quella di Vilfredo Pareto, di Ugo Spirito, quella che non ragiona per riflessi condizionati, quella che si congratula per la liberazione di una connazionale senza per questo rinunciare a una severa critica sull’esibizionismo di questo rilascio che alla fine ha danneggiato tutti. Questo sì che va discusso”. 

 

 

Per Rampelli non sarebbe corretto neppure parlare di novità. La definisce una “posizione scontata”. Ma non era previsto questo loro entusiasmo. Almeno questo lo riconosce? “Abbiamo riportato a casa una donna eccezionale e la sua nuova o vecchia fede non è un affare che ci riguarda. Ci riguarda invece la sua genuinità. Parliamo di una ragazza che ha lavorato in un orfanotrofio, parliamo di quel volontariato che, sono sicuro di poter dire, guarda a noi come riferimento. Insomma, è il nostro mondo. L’errore è pensare che sia solo di sinistra”. Si può pensare che ci sia stata imprudenza da parte della onlus che ha organizzato il viaggio della Romano? A questa domanda, Rampelli rifiuta la confusione che, a suo parere, è l’altro pericolo che corriamo. “Si è lasciata passare l’idea che non abbiamo liberato Silvia Romano, ma un attivista di chissà quale pericolosa ong. Ma non tutte le ong sono uguali”. E scandisce qualcosa forse di insolito per il partito di Giorgia Meloni: “E’ ora di smetterla di credere che la parola ‘ong’ sia la targa di un’associazione a delinquere. Bisogna distinguere”. Sulle ong, e su questo rilascio, la Lega sta facendo la vecchia Lega. Secondo Rampelli c’è però una Lega che la pensa come Fdi. Esiste davvero? “Oltre alle posizioni più ortodosse, che come si comprende non sono le mie, c’è una Lega di radice democristiana, in Lombardia e Veneto, che attinge a piene mani nel mondo del volontariato che Silvia rappresenta”. L’accordo ha però rappresentato un successo per i terroristi. “Si è commesso un gravissimo errore nel pubblicizzare la scarcerazione. Non c’era nulla da vantarsi anche perché il denaro è nelle mani di macellai che spero i nostri servizi possano presto individuare. Nulla di eroico. Non smetteremo di ripeterlo e di contrastare questo governo inefficace e improvvisato, ma non saremo mai una destra macchiettistica o folkloristica”.