Maria Stella Gelmini (foto LaPresse)

“Cari Salvini e Meloni, ora ci vuole responsabilità”. Parla Gelmini

Valerio Valentini

Mes, Europa e interesse nazionale. La capogruppo di FI avverte alleati e governo: “Sul decreto liquidità Gualtieri ci ascolti”

Roma. Non essendo il momento migliore per le ambiguità della politica, Maria Stella Gelmini dice di voler parlare chiaro: “Responsabili sì, cretini proprio no”. E allora la capogruppo di Forza Italia alla Camera mette le carte sul tavolo: “Noi sullo stop al saldo e all’acconto dell’Irap abbiamo fatto un’apertura di credito al ministro Gualtieri, perché ci sembra, finalmente, una misura ragionevole. Ma al tempo stesso, siccome domani inizierà l’analisi in commissione del dl Liquidità, ci aspettiamo che vengano accolte almeno tre nostre proposte. La prima riguarda la manleva per le banche, così da dissipare i timori di chi materialmente si trova a dover concedere dei prestiti; a fronte di questa garanzia, si può allora pretendere di fissare, ed è il secondo punto, tempi certi per l’erogazione dei prestiti, ché non arrivino a babbo morto quando le imprese sono ormai fallite; e la terza questione riguarda la durata di questi prestiti, che deve essere portata da sei a dieci anni”.

 

 

E’ questo il minimo sindacale, per la Gelmini. Che parla col tono di chi non chiede un favore, ma rivendica a suo modo un diritto: “Perché del resto senza i nostri voti, lo scostamento di bilancio non sarebbe passato con la maggioranza qualificata né alla Camera né al Senato. E d’altronde anche Giuseppe Conte ci ha riconosciuto un senso di responsabilità. Solo che la responsabilità non è per salvare il governo, ma il paese”. Il premier ha detto di volervi coinvolgere. “Per ora questo annuncio è rimasto lettera morta. E che il Parlamento sia stato di fatto esautorato, in questa fase, lo ammettono ormai anche esponenti del Pd. Per cui da domani si arriva alla prova dei fatti: se bocciano tutti i nostri emendamenti, se ancora una volta verranno a metterci al corrente di accordi presi altrove, a quel punto sarà Giuseppe Conte a porre un problema alla sua stessa maggioranza, perché nessuno a Palazzo Chigi o al Nazareno può pensare di utilizzare i nostri voti per risolvere le beghe interne alla coalizione di governo”.

 

 

Dice questo, la Gelmini, e subito viene in mente il Mes. Anche lì, si racconta, alla fine servirà il soccorso azzurro per sopperire alle defezioni grilline. “Io spero che nessuno fraintenda il senso della responsabilità del presidente Berlusconi: i nostri voti non sono certo a disposizione di Conte, Casalino, Di Maio e Toninelli. Sono a disposizione dell’Italia. Il Mes, depurato delle sue condizionalità, appare oggi lo strumento più conveniente, tra quelli pronti all’uso, per un paese come l’Italia che deve indebitarsi ma deve farlo con oculatezza. Ci viene detto che è impossibile sospendere gli otto milioni di cartelle esattoriali in arrivo a giugno perché i 55 miliardi del decreto potrebbero non bastare, e poi si rinuncia ai 36 miliardi di prestito agevolato da parte dell’Unione europea?”.

 

Eppure anche i vostri alleati, Salvini e Meloni, dicono di non volerli, quei soldi. Dicono che è una trappola. “Abbiamo idee diverse, evidentemente. A mio avviso la nostra sanità necessità di investimenti cospicui e immediati, per far fronte alla eventuale ondata di ritorno del virus in autunno”. Il che vale, dunque, anche per la Regione Lombardia. “Certo, io fossi nel presidente Fontana non ci rinuncerei affatto, al sostegno del Mes. Sulla sanità lombarda, in questi mesi di epidemia sono state dette molte infamità che non reggeranno alla prova del tempo, ma è fuor di discussione che maggiori finanziamenti alla sanità servano, in Lombardia e non solo. E infatti, mi sembra, Fontana e altri governatori di centrodestra hanno già fatto qualche passo in avanti, in questa direzione”. Subito, però, stoppati da Salvini e Meloni che hanno imposto a tutti di restare fedeli alla linea: No Mes. “Non è certo il momento dell’ideologia, ma quello della responsabilità. Già sul rapporto con l’Europa, nei giudizi sulla moneta unica, la Lega e Fratelli d’Italia hanno assunto posizioni più ragionevoli, in questi ultimi tempi, persuasi alla ragionevolezza da Berlusconi, che resta il vero garante per l’adesione del centrodestra al fronte europeista”.