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La grande regolarizzazione

Redazione

Sanatoria per i migranti. Il ministro Bellanova non ha paura delle proprie idee

Un decreto per regolarizzare i circa 600 mila immigrati che si trovano sul territorio italiano. La ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha posto l’aut-aut al premier, Giuseppe Conte, e agli altri partiti della maggioranza. Si tratta di puro buonsenso: “Braccianti irregolari che lavorano nei nostri campi – ha detto Bellanova –. Donne che stanno nelle nostre famiglie come badanti e sono in nero. Chiedo che siano regolarizzati subito con permessi di soggiorno temporanei di sei mesi rinnovabili per altri sei mesi”. La sanatoria serve a garantire non solo i diritti di queste persone, ma anche a rispondere alla domanda di lavoro in tutti quei settori nei quali ora le imprese non trovano collaboratori, a partire dall’agricoltura. Ma c’è anche e soprattutto una ragione sanitaria: in un momento delicatissimo di graduale rilassamento delle restrizioni in vigore da marzo, è essenziale individuare queste centinaia di migliaia di “fantasmi” e garantire che rispettino le prescrizioni igieniche e le misure per la sicurezza sul luogo di lavoro, a tutela di loro stessi e di tutti gli altri.

 

Con la regolarizzazione, Bellanova risponde all’appello di Confagricoltura e della Cia-Agricoltori italiani, che da tempo lamentano il rischio di trovarsi a corto di braccianti (mentre, sul tema, Coldiretti si è tenuta defilata, probabilmente anche per collateralismo con la Lega). La ministra mantiene così anche un impegno preso con il Foglio, che aveva tra i primi posto il tema della sanatoria. Scriveva infatti il 14 aprile: “Mettere fine ai ghetti, alla clandestinità, all’illegalità, alla concorrenza sleale, significa attestarsi su una risposta di civiltà e su soluzioni strutturali, quelle necessarie al paese e alla sua economia. Il primato della politica è il nostro compito”. Fa piacere vedere un’esponente del governo che ha delle idee, le esprime, le fa oggetto di una battaglia politica coerente e le porta fino in fondo.

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