Giulio Centemero (foto LaPresse)

“Basta contrapposizioni, serve unità nazionale” dice Centemero (Lega)

Valerio Valentini

Il deputato del Carroccio: “Chiudere la Borsa? Non si può certo chiudere in eterno Piazza Affari, e facendolo in modo disordinato si rischia che i mercati, alla riapertura, ti puniscano in modo ancora più pesante”

Roma. La giornata di passione sui mercati volge quasi al termine, e ancora non è chiaro quale sia, davvero, la posizione ufficiale della Lega rispetto a una supposta necessità di chiudere la Borsa: soluzione che, ad esempio, l’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia pareva auspicare alla vigilia, e il responsabile economico del partito, invece, Claudio Borghi, rifuggiva qualche giorno fa (“Cosa fare con la Borsa? Niente. Sale e scende, è il suo mestiere. E separa il denaro dagli allocchi”). “Il tema vero non sta solo nella chiusura”, spiega allora Giulio Centemero, tesoriere del Carroccio e sherpa finanziario di Matteo Salvini. “Anche perché, non si può certo chiudere in eterno Piazza Affari, e facendolo in modo disordinato si rischia che i mercati, alla riapertura, ti puniscano in modo ancora più pesante”, ci dice il deputato leghista, capogruppo in commissione Finanze.

 

Che fare, dunque? “Si doveva agire per tempo, ed evitare il rischio di vendite allo scoperto e di favorire un eccesso di volatilità: Consob e il Mef dovevano attivarsi per scongiurare in ogni modo la minaccia della speculazione”. La Consob, però, dice che non c’è stata. “Vedremo nei prossimi giorni se è stato così. Ma di certo la latitanza delle istituzioni italiane s’è fatta sentire, sui mercati. In Germania e Francia, Merkel e Macron ci mettono la faccia. Da noi, Giuseppe Conte non ha ritenuto di dover dire nulla, per rassicurare gli investitori. Né lo ha fatto il ministro Gualtieri, che anzi in concomitanza con la riapertura settimanale delle contrattazioni ha diramato un comunicato sulle misure inserite nel decreto emergenziale sul coronavirus. Per poi attendere che fosse Consob a pronunciarsi. Peccato che la prima comunicazione della Commissione è arrivata a ora di pranzo, mentre era evidente cosa si sarebbe dovuto fare subito”. Cosa? “Adottare il cosiddetto short ban, ovvero il divieto dei vendite allo scoperto che, stando ai regolamenti comunitari, può essere disposto quando le perdite medie sui listini raggiungono il 10 per cento. E’ uno strumento per evitare la speculazione. E’ uno strumento per evitare la speculazione. Se abbiamo evitato troppo short selling lo si deve al combinato disposto tra il crollo del pezzo del petrolio e il dilagare della paura per il Covid-19 in Europa: questo ha fatto sì che l’Italia sia diventata oggetto di uno sell off generale”.

 

Eppure fa strano sentire tanta durezza, rispetto all’operato di Consob, nei giudizi di un leghista. Quasi che non fosse un uomo vicino al Carroccio, quel Paolo Savona fortemente voluto da Salvini nel governo gialloverde e poi promosso alla presidenza dell’ente di vigilanza. “Stimo Savona, com’è risaputo. E di certo non sarà stato semplice, per lui, prendere le redini di un’organizzazione complessa qual è Consob. Ma in questo caso non è arrivata una risposta pronta com’era lecito aspettarsi, e cioè prescinde da qualsiasi considerazione di carattere politico”.

 

A proposito: l’istanza di chiusura della Borsa è arrivata anche da Matteo Renzi. Secondo l’ex premier, sarebbe stato utile a sollecitare una risposta da parte delle banche centrali. Questa emergenza necessita davvero dell’unità nazionale? “Quando bisogna farsi ascoltare dalle istituzioni europee, una richiesta coordinata può certamente essere utile. Non a caso Salvini ieri ha chiamato Conte. Deve essere chiaro che a invocare un intervento deciso dell’Unione europea e della Bce in particolare, è l’intero paese Italia, non solo il suo governo o una parte di esso. Le contrapposizioni politiche riprenderanno un secondo dopo il superamento della crisi, ma ora non avrebbero senso”.

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, sollecita una chiusura di tutte le attività commerciali per quindici giorni, un po’ come a Ferragosto. Lei, da deputato eletto in quel collegio, condivide? “Data la situazione in provincia di Bergamo, Gori può non avere torto. Bene che ora se ne sia convinto. Del resto anche Attilio Fontana ha chiesto misure più restrittive. Purtroppo, però, il clima non è certo quello di Ferragosto”. 

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