Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, vincitore delle elezioni suppletive nel collegio Roma centro (foto LaPresse)

Le suppletive di Roma preoccupano i grillini: “Valiamo come Potere al popolo”

Valerio Valentini

I 1.422 nel collegio Roma centro (4,3 per cento) aprono il dibattito all'interno del Movimento. Il deputato Iovino: “Il problema principale è la mancanza di radicamento”

Il risultato è così impietoso che perfino Luigi Iovino, deputato grillino fedele alla linea, lo ammette. “Abbiamo preso gli stessi voti dei comunisti e di Potere al popolo”. Constatazione brutale, e però sostanzialmente corretta. Perché, nelle suppletive di Roma, dove domenica si è votato per leggere il sostituto alla Camera di Paolo Gentiloni nel collegio di Roma centro, il M5s ha racimolato appena il 4,3 per cento, ovvero 1.422 voti. E dunque, se si sommano gli 855 voti di Marco Rizzo (Partito comunista) e i 785 di Elisabetta Canitano (Pap), si ottiene la cifra di 1.640: 218 preferenze in più di quelle raccolte dalla grillina Rossella Rendina. A distanza siderale dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, eletto con oltre 20 mila voti e il 62 per cento dei consensi, ma anche da Maurizio Leo, candidato meloniano sostenuto da tutto il centrodestra che s'è accaparrato 8.500 voti (26 per cento).

 

 

Di qui, l'analisi che di buon mattino Iovino offre ai suoi colleghi deputati sulla chat del gruppo: “Credo che il problema sia il non essere strutturati”, esordisce. “Se prendiamo gli stessi voti dei comunisti e di Potere al popolo penso che ci basiamo solo sui voti d'opinione, che perdiamo drasticamente quando l'affluenza è al minimo”, prosegue Iovino, facendo riferimento al misero 17 per cento di aventi diritto che s'è recato alle urne. “Ma in ogni caso credo che il problema principale sia la mancanza di radicamento”. 

 

E che a riconoscerlo sia Iovino, deputato napoeltano del M5s, non è banale, dal momento che è lui il nuovo “facilitatore regionale per le relazioni interne”: il che, tradotto dal fumoso burocratese a cinque stelle, vuol dire che almeno formalmente è lui, tra le altre cose, a guidare il dibattito interno al Movimento rispetto alla opportunità di un'alleanza col Pd in vista delle regionali di maggio. Ipotesi, questa, osteggiata però da Luigi Di Maio. Il quale, non a caso, ha promosso la corsa solitaria di Luigi Napolitano a un'altra elezione suppletiva, quella nel collegio di Napoli del 23 febbraio. E anche in quel caso, come a Roma, è stato un bagno di sangue per il M5s. 

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