Domenico Scilipoti (foto LaPresse)

La lezione di Scilipoti

Carmelo Caruso

Il “re dei Responsabili” ci spiega i passaggi indispensabili che servono a salvare un governo

Roma. Dice che la grande storia riconoscerà le ragioni della “responsabilità”, il suo impianto filosofico, e che a quel punto lui, Domenico Scilipoti, insieme alle sue opere, (“Ho pubblicato venti libri. L’ultimo è sui figli di Abramo. Ma ho scritto insieme a Giuseppina Cerbino anche il manuale del Responsabile. Titolo: “Il Re dei peones”, Falzea editore”) verrà studiato come il filosofo Arthur Schopenhauer de “Il Mondo come volontà e rappresentazione”: “La mia forza è la semplicità evangelica. Mi guida il passo di Matteo 14,12 (che in realtà è una lettera di San Paolo ai Romani, ndr), il verso che parla proprio di responsabilità”. Cosa dice? “Qualcuno renderà conto a Dio”. Si dice che un gruppo di undici senatori di opposizione sia pronto a rendere conto alla propria coscienza e ad appoggiare il premier: “Lo so. Ma non posso sopportare la parola che usano: ‘interlocutore’. Che significa? Se davvero credono che le motivazioni per sostenere un governo siano tanto alte e nobili, devono utilizzare la parola responsabile che è parola bellissima. L’occidente sta affrontando una crisi di responsabilità. E di responsabilità ne parla il profeta Geremia…”.

 

Ne parliamo con Scilipoti, oggi solo medico, che ci ascolta da Terme Vigliatore, in Sicilia, “ma due giorni a settimana sono a Roma dove porto avanti la mia attività politica. Rimango in Forza Italia, primo dei parlamentari non eletti in Puglia. Sono rimasto fedele al partito malgrado non sia stato trattato bene”. E però, nel 2010 ha lasciato l’Idv di Antonio Di Pietro per sostenere il governo Berlusconi e non è solo entrato nell’esecutivo, ma nel dizionario che è il libro che consacra l’eternità: “Oggi lo posso dire. Ho subìto un processo politico. E sa perché? Perché ero basso, siciliano, perché non ero bello. Ma avevo ragione io. Con la decisione di allora ho evitato di consegnare il mio paese alle lobby dei tecnici. Scilipoti ha commesso errori, ma non ha venduto il suo paese”.

 

Scordiamoci il passato. “E’ importante tornare indietro per comprendere il presente”. Basterebbe comprendere l’attimo. La domanda è dunque solo una: è il momento di essere irresponsabili e aiutare il premier? “Vi aiuto. Perché si abbiano dei responsabili bisogna prima verificare se le condizioni li rendano necessari. Sono passaggi indispensabili che ci servono a capire se la situazione è grave, ma non seria”. Quali sono? “Il parlamentare che sta per compiere un atto di responsabilità deve prima avvisare il suo segretario di partito. Fatto?”. Diciamo di sì. “Se alla fine del dialogo il quasi responsabile ha capito che l’interesse del segretario ha la meglio sull’interesse della nazione, deve raccogliersi e decidere”. Ci sono poche ore per raccogliersi. Voti di fiducia, l’insidia Matteo Renzi. Ci potrebbe essere un governo da salvare. “E allora, se i piatti della bilancia pendono per il paese, è giusto intervenire e urlare il proprio no. Ma c’è un ulteriore rito da compiere”. Ancora uno? “Per raccontare le tribolazioni che hanno portato a prendere questa decisione va senza dubbio convocata una conferenza stampa”.

 

Dal 2010, Scilipoti convoca conferenze stampa e rilascia interviste dove spiega come si distilla l’interesse personale dall’urgenza nazionale e si difende dalle accuse di essere stato “acquistato” dal centrodestra (“Non me ne parlate!”) tutte archiviate dai giudici. Il centrosinistra non ha mai prescritto la sua scelta. “Non deve spaventare chi sta per fare il grande salto. Il responsabile in alcuni momenti deve fare l’irresponsabile. Lo ripeto. Il seme va piantato, va messo a dimora per il futuro. Non si è mai compresi ma forse un giorno sì”. Insomma, ma cosa ne pensa di questo governo? “Da quel che riesco a capire, Matteo Renzi ha permesso la sua nascita proprio in nome della responsabilità e, dopo sei mesi, mi sembra di capire che non valga più”. Uhm. “Voglio dire che se dopo sei mesi consiglia alla destra, contro cui ha deciso di formare questo governo, di mettersi insieme, anche uno come Scilipoti si sente confuso. Non so se mi sono spiegato”. Ed ecco che intervengono i respon… No. Volevamo dire gli interlocutori. “Attenzione. Io, come immaginate, non ho nulla in contrario. Ma il mio consiglio è dire: perché lo appoggiamo? Quali sono i rischi per l’Italia? Perché vogliono buttare giù Conte? Costituire un nuovo gruppo può essere nobile, ma non se lo fai solo per proteggere te stesso”.

 

Cosa che, naturalmente, crede non sia accaduto nella sua circostanza… “Chiaro che no. Andate a guardare quanti parlamentari di Idv lasciarono prima e dopo di me quel partito. Non ho agito pensando a me. Io obbedivo anche quando Di Pietro mi ordinava di raccogliere firme anziché presentarmi in Aula. Presente da lunedì a venerdì. Fine settimana dedicato al territorio”. Non ha risposto su Conte. “Alcune volte mi piace, altre no. Non sono in condizioni di dare un giudizio pieno. Sono così responsabile che preferisco trattenermi”. La offende quando parlano di “metodo Scilipoti? “Al contrario. Sono orgoglioso. Ai parlamentari dico: chiamatevi responsabili. Non temete! E non dimenticate: ‘meglio servire che essere serviti’.