Il populismo di Conte e la road map. Parla il renziano Faraone
Il capogruppo al Senato di Italia viva invita il premier a "iniziare davvero il secondo tempo" (in direzione riformista)
Roma. Giuseppe Conte e Italia viva, Italia viva e Giuseppe Conte. Matteo Renzi che dice “se il premier vuole ci cacci” e il premier che invita Renzi a “chiarire la sua posizione” (e però, aggiunge, “le porte sono aperte”). Intanto, qualche giorno fa, su Twitter, quando il premier ha scritto: “Non chiedetemi se sono garantista o giustizialista. Queste contrapposizioni manichee vanno bene per i titoli dei giornali”, il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone ha reagito al grido di “Conte è un populista, culturalmente lontano anni luce da noi”. E, in pieno deflagrare di quella che è stata definita la “mezza crisi” nella maggioranza, Faraone rincara: “Conte è stato il presidente del Consiglio che ha firmato i decreti sicurezza, il reddito di cittadinanza e quota 100. Ricordo ancora il governo dei populisti che hanno rischiato di far fallire l’Italia con le loro balconate. E quel governo è ancora ben rappresentato nella maggioranza giallorossa, il verde per fortuna è andato all’opposizione ma restano in piedi i provvedimenti scritti da Lega e M5S come la scellerata legge sulla prescrizione Bonafede-Salvini. Da Conte, definito da Nicola Zingaretti leader del fronte progressista, io mi sarei aspettato una forte discontinuità con se stesso. Com’è finita con i decreti sicurezza? Con i cantieri per 120 mld di euro bloccati dai luddisti 3.0? Con le politiche attive del lavoro che sono cosa diversa dall’assistenzialismo? Perché il Pd sta muto? Non vorrei che l’unica discontinuità fosse rappresentata dalla trasformazione di Conte da avvocato del popolo a preside di scuola che mette la nota sul registro a una forza di maggioranza, che è leale ma ferma sulle proprie posizioni – manco fossimo alunni indisciplinati”.
E al Conte che ha parlato di “opposizione maleducata”, Faraone dice dunque “meglio essere maleducati e governare un paese con un Pil positivo che essere ‘polite’ con la produzione industriale sottozero. Quando capiremo in questo paese che l’importante non è essere simpatici ma essere competenti non sarà mai troppo presto. Ci danno dei maleducati, ci dicono vaffa, e tutto perché abbiamo contestato la maggioranza sulle tasse, sulla prescrizione, sulle concessioni autostradali. Stano tranquilli che noi non abdichiamo alle nostre idee”. Al Conte “dei sogni”, Faraone consiglierebbe di iniziare il secondo tempo: “Faccia partire il benedetto Conte 2. Ci sono troppe cose su cui siamo immobili: la prima emergenza è l’economia. Continuiamo a sostenere la spesa enorme e improduttiva del reddito di cittadinanza e quota 100 e non facciamo la sola cosa che sarebbe utile per rimettere in piedi il paese: sbloccare i 120 miliardi di cantieri fermi, creare nuovi posti di lavoro”.
Intanto nell’area renziana si diffonde il dubbio che l’establishment italiano non sostenga più Conte. “Noi vogliamo che Conte si ricordi”, dice Faraone, “che non ha cambiato solo maggioranza ma deve cambiare anche le politiche programmatiche del governo. Glielo ricorderemo sempre affermando le nostre idee, non ci accontenteremo di tirare a campare e non prendiamo lezioni dal Pd, prima restio a far partire il nuovo governo anche a rischio che vincesse Salvini, ora accomodato e zitto su tutto. Saranno i riformisti a dettare l’agenda, non i populisti che hanno occupato anche il campo del Pd”. All’orizzonte, però, ci sono le Regionali, e in alcuni casi non si trova la quadra sulle candidature del centrosinistra: “In Toscana ora, in Emilia Romagna prima”, dice Faraone, si è trovata la quadra in un batter d’occhio quando il candidato era riformista e quando sono stati presentati programmi seri di governo. Quando invece, come in Puglia, si ripropongono esperienze populiste e fallimentari, come quelle di Michele Emiliano, non si può chiedere ad Iv di adeguarsi. Ci saremo noi a rappresentare il fronte riformista e garantista, visto che altri hanno abdicato”.
L'editoriale del direttore