Un ministro italiano non è un caudillo sudamericano
Per il suo operato al Viminale, l’ex Truce merita di essere giudicato dal Tribunale dei ministri. Nonostante i “liberali per Salvini” si preparino a strepitare in sua difesa
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Bisognerebbe occuparsi d’altro, ché il mondo è più grande e terribile del Papeete, però il senatore Salvini, che non sarà mai condannato come finge di credere a quindici anni di carcere per sequestro plurimo aggravato, merita un esame della giustizia politica unica autorizzata a giudicare chi governa per atti di governo, il Tribunale dei ministri, a proposito del suo operato al Viminale. Luca Gambardella ha già spiegato tutto qui nei giorni scorsi sulla pelosa autodifesa dell’ex ministro, trasformata in piattaforma insieme di fuga dalle responsabilità e di autoincensamento a scopi elettorali, il defensor Patriae. Si può solo aggiungere qualche glossa, specie in relazione all’inaudita e crassa campagna dei “liberali per Salvini”, la più stupida genia di parapolitologi e parasociologi che la stramba Italia si potesse inventare di questi tempi.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.