Italia5Stelle, ultimo giorno del M5S al Circo Massimo (LaPresse)

Così il “congresso” di marzo potrà ancorare il M5s al centrosinistra

Valerio Valentini

“Stati generali” complicati. Grillo ha già scelto il Pd. Il trasversalismo logora il partito, trasversale per natura. Viaggio nella nuova segreteria politica a Cinque stelle

Roma. Quanto sia delicata la materia, se n’è accorto anche Sergio Costa. Che dopo avere ventilato un accordo col Pd per le regionali campane del 2020 s’è trovato costretto a dover chiarire, precisare: “Non ho detto nulla di scandaloso”, si schermiva in Transatlantico il ministro dell’Ambiente grillino, lunedì scorso. “Mi pare solo che una piattaforma progressista, in Campania, sia più utile a risolvere i problemi dei cittadini”. E forse non lo sapeva, Costa, ma la questione era già stata affrontata, quella domenica, dalla neonata segreteria politica del suo partito, riunita da Luigi Di Maio per riflettere sulle prospettive future. E anzi, i diciotto “facilitatori” la questione l’avevano presa ancora più di petto, perché “si può essere post-ideologici, come abbiamo sempre detto, ma su tanti temi non si può essere trasversali”, ha spiegato Luca Frusone, responsabile Difesa, ai suoi colleghi. Insomma, il tema è stabilire da che parte si sta, perché se tanto ricorrenti sono le baruffe all’interno del M5s – vedi alla voce Fioramonti, solo per stare all’ultima – lo si deve in parte proprio a una certa ambiguità, a un’identità non chiara che per anni ha permesso di raccattare voti a destra e sinistra, ma ora pone problemi di tenuta.

  

E il momento della verità è già stato fissato: “Come gruppo di facilitatori – dice l’europarlamentare Ignazio Corrao – dovremo far sì che gli Stati generali di marzo siano l’occasione per fissare in modo chiaro e programmatico principi e obiettivi a breve, medio e lungo termine”. Un congresso, insomma: ma guai a definirlo così, ché la neolingua grillina esige le sue vaghezze. “Servirà a stabilire in modo chiaro – prosegue Frusone – come la pensa il M5s su alcuni argomenti. Ci confronteremo e spero che ci conteremo, anche, su tanti temi. Comprese le alleanze con altre forze”. E qui, evidentemente, si arriva al nucleo vero, sottaciuto ma fondamentale, del disorientamento a cinque stelle.

 

Con chi stare, una volta per tutte? Luca Carabetta, con quel pragmatismo un po’ esibito da grillino governista, non ci gira intorno: “Dovremo tracciare delle linee nette di demarcazione rispetto ai rapporti con le varie forze politiche. Non possiamo più, di elezione in elezione, valutare la possibilità di alleanze locali: servono regole chiare – dice il responsabile Innovazione – su come muoversi, anche per non trovarci un domani a governare il paese con un partito e intanto amministrare una regione con forze di tutt’altro colore”. Eccolo il timore di fondo: finire a dover giocare alla politica spericolata dei due forni come il migliore Bettino Craxi, senza però che nel M5s ci sia un Bettino Craxi che sappia sfruttare i vantaggi offerti dal ritorno al proporzionale.

 

Ancorarsi al centrosinistra, come vuole Beppe Grillo, forse creerà qualche altro malcontento, ma alla lunga stabilizzerà il quadro. E certo definirlo con chiarezza, il perimetro delle alleanze possibili, “è prematuro”, ma “di sicuro – sorride Corrao – i nostri temi non hanno niente a che vedere né con i liberali e né con i conservatori”. Non resta molto, a ben guardare. (Valerio Valentini)

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