Foto Instagram David Allegranti

Hanno trasformato Bibbiano in una fetecchia da campagna elettorale

David Allegranti

Il problema è che nessuno sembra essere interessato al merito delle indagini

Il caso Bibbiano, di cui giustamente si parla ma purtroppo si straparla da mesi, andrebbe depurato dalle scorie politico-partitiche che lo hanno spettacolarizzato e drammatizzato. Andrebbe dunque sottratto alla campagna elettorale permanente, compresa quella delle elezioni regionali emiliano-romagnole del 26 gennaio prossimo.

 

Una sana spoliticizzazione della vicenda, su cui c’è un’inchiesta in corso, andrebbe a favore degli indagati, che hanno il diritto di non essere descritti come orchi, ma anche delle presunte vittime. Andrebbe pure a favore dell’opinione pubblica, che ha il diritto di capirci qualcosa dopo mesi di spettacolo e avanspettacolo. Il problema è che nessuno sembra essere interessato al merito delle indagini. L’interesse principale sembra quello di stabilire aprioristicamente che esiste il “partito di Bibbiano” (Lega e M5s) o che il caso è stato montato ad arte per colpire il centrosinistra (Pd). Servirebbe, o meglio sarebbe servita visto che forse ormai è tardi, maggiore cautela in questi mesi.

 

La scarcerazione del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti di martedì scorso è stata accompagnata dal giubilo del Pd, reazione comprensibile per chi è stato subito descritto come il partito di orchi e orchetti, ma una classe dirigente sufficientemente razionale non può limitarsi a esultare. Il Pd per primo avrebbe dovuto disinnescare la campagna di populismo giudiziario che s’è abbattuta su Bibbiano interessandosi per davvero al caso e chiedendo per primo di fare chiarezza. Il fatto che non esista “il partito di Bibbiano”, inteso come sistema pubblico-politico ramificato che ha contaminato istituzioni e società (la tesi di M5s e Lega), non implica l’assenza di domande e interrogativi su un preciso caso giudiziario. Garantismo non significa impunità. La Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il gip di Reggio Emilia aveva disposto l’obbligo di dimora per il sindaco Carletti, il che dovrebbe trasformare il ritornello “parlateci di Bibbiano” in un altrettanto ossessivo “parlateci della carcerazione preventiva” (questione che dovrebbe interessare anche la destra; citofonare Lara Comi, che è stata arrestata e poi scarcerata dal tribunale del Riesame).

 

Le accuse a Carletti però non sono state annullate e il sindaco resta indagato per abuso d’ufficio. Come osserva l’avvocato Cataldo Intrieri, “ciò che si contesta a Carletti è di aver riconosciuto in una convenzione con il centro anti abusi Hansel & Gretel un trattamento economico non giustificato. Per quanto ne so, la difesa del sindaco non ha mai contestato questa accusa al tribunale del Riesame ma si è limitata solo a richiedere che non gli venisse applicata alcuna misura cautelare. L’accusa è ancora in piedi e certamente per Carletti vale la presunzione di non colpevolezza. Grazie all’accordo col comune di Bibbiano però è stata impiantata una pericolosa e nociva metodologia di esame dei minori per legittimare procedure di affido e allontanamento dai genitori naturali”.

 

Il punto della questione, osserva ancora l’avvocato Intrieri, “è capire come mai siano stati destinati soldi pubblici a una associazione, Hansel & Gretel, da decenni riconosciuta priva di ogni attendibilità scientifica: lo stabilirà un processo”. Il comune ha infatti concesso a soggetti privati, senza ricevere alcun contributo, e “senza alcuna regolare procedura pubblica”, i locali de La Cura, un immobile destinato a uso pubblico e per il quale l’amministrazione pagava un canone di locazione. Così scrive il tribunale del Riesame disponendo la scarcerazione di Claudio Foti, direttore scientifico di Hansel & Gretel, al centro dell’inchiesta.

 

Anche la scarcerazione di Foti a luglio fu accompagnata da analoghi commenti liberatori, a partire dal suo avvocato Girolamo Coffari, ma il tribunale del Riesame di Bologna, nel disporre l’obbligo di dimora, ha scritto parole durissime nei confronti dello psicoterapeuta non laureato in Psicologia ma in Lettere. Foti, che oggi è indagato per abuso d’ufficio e non più per frode processuale, è riuscito a entrare nell’albo degli psicologi grazie a una sanatoria predisposta dalla legge numero 56 del 1989, che ha regolarizzato situazioni incerte fino a quell’epoca. “La tecnica invasiva e suggestiva posta in essere dalla ‘scuola Foti’ nella psicoterapia dei minori che gli venivano indirizzati dai servizi sociali – scrive il giudice del Riesame – appare di per sé connotata da elementi di forte pressione e forzatura nonché ingerenza nella vita privata dei minori, in violazione della ‘Carta di Noto’, con trattazione di questioni delicatissime concernenti eventuali abusi sessuali e maltrattamenti subiti, da parte di persona che, tra l’altro, non risulta in modo certo dotata delle competenze professionali e scientifiche necessarie per esercitare attività di psicoterapeuta”. Di tutto questo la politica però non parla. Si preferisce lo show, neanche troppo sofisticato. Si preferiscono gli angeli e i demoni – questo è il suggestivo nome dell’inchiesta – facendo finta di non capire che nel mezzo c’è un oceano di grigio purgatorio.

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.