“L'Emilia Romagna si è rotta di risolvere i problemi di Roma”
Virginio Merola, sindaco di Bologna: “È sbagliato dire che il destino del governo dipende dalle nostre Regionali”
Roma. “Pronto Allegranti, ho buone notizie: in Emilia Romagna vinceremo”, dice al Foglio il sindaco di Bologna Virginio Merola. Ne è così sicuro? “Ma sì, basta con questa storia che la percezione conta più dei dati di fatto; andiamo a vedere cosa dicono i leghisti e ci accorgeremo che non hanno argomenti. Non li ha Matteo Salvini e tantomeno la sua candidata Lucia Borgonzoni. Basta poi con questa storia molto romana che noi – l’Emilia Romagna, Bologna – siamo un’eccezione mentre il paese è un’altra cosa. Mi sono rotto le scatole di essere l’eccezione. Così come mi sono rotto le scatole di essere la logistica dei partiti della sinistra romana, come un tempo eravamo il loro granaio. Vengono tutti qua a far convegni perché riempiono le sale, ma non possiamo essere usati anche come scudo. Dobbiamo ripetere, e Stefano Bonaccini fa bene a dirlo, che il governo di Roma non c’entra nulla con la guida di questa regione”.
Nel Pd, invece, sottolinea Merola, “qualcuno insiste a dire che il destino del governo dipende dal risultato elettorale in questa regione. Questa è una brutta abitudine, non solo del mio partito ma di tutto il paese: ogni volta che c’è un problema nazionale si usano le amministrative come cartina di tornasole per capire come va il governo nazionale”. Insomma, dice Merola al Foglio, la campagna elettorale va fatta tutta sull’Emilia Romagna. “Senza presunzione ma con i dati alla mano, dobbiamo dire che questa è una regione che sta saldamente in Europa e in cui moltissime cose funzionano: l’economia, l’occupazione, il welfare, la scuola, il rapporto con le imprese. Questo governo è nato come governo del rimedio per rimanere in Europa e i primi risultati si vedono. Ma un conto è il governo di Roma, un altro quello della Regione Emilia Romagna. Per questo, Bonaccini fa bene a dire che qui si gioca unicamente il destino di una regione che continua a essere eccezione ma che invece deve diventare regola. Le cose, infatti, si possono fare diversamente. Ai miei compagni di partito dunque dico: il punto non è perdere la regione ma non perdere la ragione. Mi si potrà dire che la percezione conta molto, certo, ma contano molto anche i fatti. Noi dobbiamo fare campagna elettorale facendo parlare i fatti e contrapponendoli alle paure e alle strumentalizzazioni del centrodestra. Questo si fa non andando sui social ma riscoprendo il rapporto con le persone vis a vis. Bonaccini, mentre tutti gli rompevano le scatole, visitava i 380 comuni dell’Emilia Romagna, li conosce tutti e di ogni comune conosce la situazione”.
Gli altri invece “hanno Salvini, che ci viene a dire che queste elezioni sono un banco di prova per mandare a casa i giallorossi ma nel merito lui e Borgonzoni non sono in grado di dire nulla a parte qualche strumentalizzazione. Non hanno una parte propositiva. Per questo dico di non aver paura. Al massimo dico: cari amici romani del Pd, lasciateci lavorare. Se volete, mandate i nostri ministri dell’Emilia Romagna a far campagna elettorale, ma anche gli altri sono benvenuti, e a spiegare perché questa regione merita di essere governata ancora da Bonaccini e perché le sorti del governo nazionale non dipendono dall’Emilia. Le sorti del sorti del governo nazionale dipendono da un semplice fatto: se avrà il tempo di diventare una cosa diversa da un governo del rimedio”.
Il centrosinistra insiste molto nell’alleanza con i Cinque stelle anche in Emilia Romagna ma, “attenzione, un conto è dire che è meglio che il M5s stia con noi. Altro conto è dire che è indispensabile. Ai Cinque stelle dico: se state con noi è meglio, grazie mille, ma se non ce la fate, pazienza. Qui si discute di Bonaccini-Borgonzoni, non di altro. Peraltro Borgonzoni la conosco bene. Con me ha perso anche se aveva il centrodestra coeso. Ora sono 3 anni che la mandano in tv, sta migliorando ma non ne sa mezza. Io sono stato aiutato dal secondo turno, è vero, che alle regionali non c’è. Quindi vince chi prende un voto in più allargando lo schieramento. Bene, ricordo che due terzi dei sindaci dell’Emilia Romagna, compresi i civici, hanno deciso di sostenere Bonaccini. Dunque qui si sta sperimentando una cosa di cui c’è bisogno nel paese: il dialogo, il compromesso. Sono tutti presi da un centro che non esiste e nessuno si occupa di fare una politica nella quale le parole mediazione e accordo riacquistino una loro dignità. In una democrazia rappresentativa, la politica deve trovare delle soluzioni. Questa tradizione noi ce l’abbiamo, abbiamo inventato noi gli indipendenti di sinistra, il Pci aveva il gruppo delle Due Torri per allargare il partito. Queste idee le abbiamo sempre portate avanti”.
Mediare non vuol dire però essere d’accordo con tutto. Il sindaco di Bologna dice che Bonaccini ha ragione quando si lamenta della tassa sulla plastica. “Fatta così è sbagliata. La transizione ecologica è un argomento molto serio, non si affronta con le tasse. Diverso il discorso sulle imposte di scopo, che potrebbero essere usate per incentivare il riciclo e la filiera produttiva della plastica riciclabile; su questo potremmo trovare anche un accordo con le imprese. Ma se invece uno si inventa una tassa che va a finire nel calderone dello Stato non è una politica di transizione: è solo un’altra gabella che sarà pagata dai soliti noti, quelli che già pagano le tasse”.
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