Stefano Bonaccini (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Sulla strada dell'alleanza tra Pd e M5s c'è il problema Bonaccini

Zingaretti vorrebbe riconfermare l’attuale presidente dell’Emilia Romagna. Ma Di Maio avverte che in tal caso sarà impossibile replicare l'alleanza sul modello dell'Umbria

L’Umbria è il primo passo per l’alleanza rossogialla. E c’è già chi si immagina i comizi del candidato alla presidenza della regione con Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti sul palco. Immagine a dire il vero ancora prematura perché entrambi i leader stanno decidendo con i loro rispettivi staff se partecipare o meno a iniziative insieme. Ma non fa nulla. La fantasia corre ed ecco che si pensa alla prima giunta rossogialla alla regione Lazio. O quanto meno a un appoggio a fasi alterne dei grillini. Non parliamo poi del resto dell’Italia: l’accordo si farà in nove regioni, dicono dal Nazareno. L’accordo si farà in nove regioni, ripetono i 5 Stelle.

 

  

Ma… c’è un ma che finora nessuno ha esplicitato, anche se in tutti i colloqui riservati di questi giorni tra le due parti non si parla d’altro. Un ma con tanto di nome e cognome: Stefano Bonaccini. Cioè l’attuale presidente dell’Emilia Romagna, la regione che più di ogni altra il Pd non può permettersi di perdere. Ebbene, ancora due sere fa Zingaretti ha detto esplicitamente: “In Emilia Romagna si parte da Bonaccini”. Già: si parte da lì ma non è detto che quello sia l’approdo. La dirigenza del Movimento 5 stelle lo ha già fatto sapere a chi di dovere al Nazareno: per loro è impossibile replicare l’esperienza umbra se il candidato alla presidenza è un esponente del Pd. Ci vuole anche in questo caso un civico. Magari stavolta scelto dal Partito democratico, così come Luigi Di Maio ha scelto Bianconi, ma non si può dare vita a un’alleanza con un candidato presidente che ha la tessera del Pd in tasca. Adesso, quindi , i vertici del Partito democratico si trovano di fronte a un problema. Bonaccini, finora, ha fatto bene, come tutti i sondaggi confermano. Quindi che fare? Chiedergli un passo indietro “spontaneo”? Andare da soli senza coinvolgere i 5 stelle? Per il Pd sarà il tema dei prossimi giorni. E un’indicazione importante, in questo senso, verrà dalle elezioni umbre. Lì si vedrà se gli elettorati dei due partiti dell’alleanza rossogialla sono in grado di stare insieme.

 

 

Ma non deve stupire la velocità con cui Pd e 5 Stelle stanno lavorando alle elezioni regionali che verranno. Erano due mesi che c’era chi lavorava a questa alleanza, come erano due mesi, del resto, che Matteo Renzi aveva deciso di abbandonare il partito e faceva scouting in Parlamento tra i pd. L’unico a non sapere nulla o, meglio, a capirlo troppi tardi, è stato Matteo Salvini.

 

E a proposito di Renzi: sul suo conto se ne raccontano tante, nell’attesa di vedere se i nuovi dieci parlamentari annunciati da Maria Elena Boschi arriveranno veramente. Ma l’indiscrezione che lo riguarda e che in questi giorni è sulla bocca di tutti riguarda il suo desiderio di fare un rimpasto dell’attuale governo che tocchi anche i vertici. In parole povere, gli ex compagni di partito di Renzi sono convinti, o almeno così fanno credere, che l’obiettivo ultimo dell’ex premier sia quello di andare al posto di Conte (o quantomeno di trovare non troppo tardi un suo sostituto), forte del potere di interdizione che gli dà la sua piccola pattuglia parlamentare. Ipotesi a dir poco bizzarra, eppure al Pd ne sono più che convinti.