Un corazziere di guardia nel cortile interno del palazzo presidenziale del Quirinale a Roma (Filippo Monteforte/LaPresse)

Le tre carte di Mattarella per il Mef

Valerio Valentini

Per il ministero dell'Economia ci sono un profilo politico, un'opzione istituzionale e una soluzione ibrida

Roma. Una poltrona per tre, al Mef. C’è un profilo politico, quello di Roberto Gualtieri, che al Pd è iscritto. C’è poi l’opzione istituzionale, benedetta dal Quirinale, che potrebbe concretizzarsi nella persona di Dario Scannapieco (o, in alternativa, di Salvatore Rossi).

 

E, infine, c’è la soluzione ibrida: quella, cioè, di un tecnico d’area, senza affiliazioni ufficiali ma con una curriculum politicamente connotato. Ed è quest’ultimo scenario quello che pare prendere consistenza, grazie alla candidatura di Fabrizio Pagani.

  

Perché se è vero che le indicazioni che giungono dal Colle in queste ore sconsigliano forse a Zingaretti di proporre un europarlamentare del Pd come Gualtieri, è altrettanto comprensibile che al Nazareno rivendichino, come da accordi col M5s, un ministro dell’Economia meno asettico di quel che potrebbe essere Scannapieco.

 

E allora ecco l’ipotesi di Pagani: scuola Sant’Anna, uomo vicino a Enrico Letta, ha ricoperto incarichi di vertice all’Ocse prima di trasferirsi a Via XX Settembre al fianco di Padoan. Un tecnico, certo, ma di comprovata fiducia, e che il Mef lo conosce bene.