Federico Pizzarotti (foto LaPresse)

Pizzarotti spiega al Pd perché del grillismo non ci si può fidare

Valerio Valentini

Il sindaco di Parma: “Un governo contro Salvini deve durare. Ma dopo l’accordo, il M5s darà fondo al suo peggiore moralismo”

Roma. Lui che li conosce bene, assicura che “no, il Pd non ha capito affatto con chi ha a che fare. Dicono che sono cambiati, provano a mostrarsi più responsabili, ora: ma il M5s è sempre lo stesso. E’ gente capace di nulla e disposto a tutto”. Federico Pizzarotti parla con tono deciso, anche se un po’ se la ride. “Sento in giro dotte dissertazioni sulla prova di maturità che attende il M5s: a me sembra che il passare nel giro di dieci giorni da un’alleanza con la Lega a un’intesa col Pd è semmai la prova della loro fame di potere, dell’ansia di restare al governo a tutti i costi”.

 

Non gli piace, questo governo che va prendendo forma e sostanza, al sindaco di Parma, attuale presidente di “Italia in Comune”. “L’unica giustificazione che trovo a una simile operazione sta nella preoccupazione, che poi è la stessa che nutro anche io, per un’egemonia della Lega. Il trionfo del sovranismo nazionalista è una prospettiva inquietante. E però, un governo che nasce in funzione anti-Salvini deve nascere per durare: almeno due anni, possibilmente per tutta la legislatura. Ma su quali basi, intorno a quali temi e quale programma, può costituirsi un esecutivo così stabile e duraturo? Ci siamo forse dimenticati che il M5s sono quelli del No Tav, No Tap, No Ilva? Ci siamo dimenticati i gilet gialli, l’impeachment a Mattarella, la soppressione della prescrizione? Di Maio ha presentato un elenco di dieci punti da cui è rimasta sciaguratamente esclusa la fame nel mondo: neanche un monocolore a cinque stelle che restasse in carica per un’intera legislatura potrebbe realizzarli”.

 

E forse dei contorcimenti della ragione che costerà quest’alleanza, un anticipo c’è già oggi, nel giorno in cui l’accordo dovrebbe formalizzarsi e però una buona parte del M5s, anziché discutere dei programmi e della squadra di governo, s’angoscia intorno a un possibile voto su Rousseau. “Sì, un paese intero appeso al responso di una piattaforma che è in realtà un mezzo colabrodo sanzionato più volte perfino dal Garante per la Privacy. Come se poi fosse davvero sintomo di democrazia, Rousseau: una piattaforma di proprietà di un privato cittadino dove il voto degli attivisti è sempre condizionato dalle dichiarazioni preventive dei vertici del M5s, e a volte perfino dalla formulazione del quesito”. Un M5s che si sganciasse dalla Casaleggio & Associati: quello, forse, sarebbe il segno di una svolta? “Sarebbe, certo. Ma è un’ipotesi irrealizzabile. Perché deputati e senatori del M5s dovrebbero emanciparsi da chi, di fatto, gli garantisce il futuro da parlamentari. Una srl che di fatto gestisce un’associazione privato a cui degli eletti versano perfino un obolo mensile”. Né, a giudizio di Pizzarotti, la tanto decantata maturazione del M5s potrà avvenire con la deposizione di Di Maio ad opera di Giuseppe Conte. “Una figura apprezzabile, quella del premier. Se non altro perché, rispetto a quando, al suo esordio, si faceva dire da Di Maio quali fogli poteva leggere in Aula e quali no, ha dimostrato una certa crescita. E lo stesso vale nella relazioni internazionali. Ha senz’altro guadagnato un po’ di prestigio. Ma proprio per questo Di Maio non potrà permettersi di passargli il testimone. Semmai, succederà che saranno Grillo o Casaleggio a fare abdicare l’attuale capo politico, se capiranno che Conte è più funzionale agli interessi del M5s”.

 

Ma insomma alla costituzione di un polo progressista che si fondi sulla convergenza tra Pd e M5s, Pizzarotti che del grillismo è stato tra i più precoci attivisti espugnando Parma sotto le insegne delle cinque stelle, per poi esserne espulso con ignominia nel 2016, non ci crede. “Proprio no. Anche perché il M5s non è un movimento progressista. E’ tutto e niente: è un insieme di componenti diverse che, a seconda della convenienza momentanea, prendono il sopravvento. Anzi, io vedo il rischio che, all’indomani dell’accordo, il M5s dia fondo al suo peggiore moralismo e al giustizialismo radicale che lo contraddistingue per mostrarsi più puro degli alleati, come del resto ha fatto anche con la Lega a ridosso delle europee di maggio. Semmai è proprio questo il punto: il Pd, cercando di arginare Salvini, riuscirà a disarticolare il M5s?”. La risposta, però, Pizzarotti non ce l’ha. “Lo scopriremo solo vivendo”.

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