La nuova puntata della telenovela rosso-gialla: riparte la trattativa tra Pd e M5s
Dopo le polemiche e le accuse reciproche le delegazioni di grillini e democratici si incontrano alla Camera: “Abbiamo riaperto il tavolo dl programma”. Ma si litiga ancora sulle poltrone. Domani un nuovo incontro
Altro giro, altra corsa. E viene quasi da pensare che tutto quello che è accaduto in questa giornata, l'ennesima, di trattative fra Pd e M5s non sia altro che un copione recitato magistralmente dai protagonisti. Un modo per tranquillizzare chi vede come un pericolo questa intesa che, da un momento all'altro, potrebbe trasformarsi in un boomerang. Ma anche per far vedere agli elettori che tanto i democratici quanto i grillini non sono disposti a farsi fagocitare dai futuri, ormai sempre più possibili alleati.
Così dopo aver annullato l'incontro previsto per stamattina a Palazzo Chigi, dopo aver trascorso la giornata ad accusarsi reciprocamente di essere più interessati alle poltrone che al bene del paese, alle 18, quando le distanze sembravano, a detta di molti, incolmabili, la trattativa riparte. Ad annunciarlo è il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci che, lasciando il Nazareno in compagnia del suo omologo alla Camera, Graziano Delrio, comunica soddisfatto: “Finalmente abbiamo riaperto il tavolo del programma. Alle 18 abbiamo una riunione alla Camera con i capigruppo M5s”. E la riunione, si apprende, servirà per stilare un documento unitario.
Poco dopo che la riunione è iniziata, forse in ricordo dell'epoca in cui tutto era streaming, appare anche la foto delle due delegazioni sedute attorno al tavolo. Con Marcucci e Delrio ci sono anche Paola De Micheli e Andrea Martella, mentre per il M5s sono presenti i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva, Francesco Silvestri e Gianluca Perilli. Alla fine Delrio sintetizza così il faccia a faccia: “È stata una riunione serena. Abbiamo approfondito i punti per una base comune di programma”. Aggiunge Marcucci: “Il lavoro continua”. “Abbiamo lavorato in buon clima, ci vedremo domani. Non abbiamo parlato di nomi”, chiude Patuanelli.
L'impressione è che sia tutt'altro che finita. Anche perché il nodo più delicato da sciogliere, i ruoli di Conte e Luigi Di Maio, non sembra essere completamente superato. Palazzo Chigi, infatti, smentisce la notizia secondo cui Giggino avrebbe chiesto per sé il Viminale. Mentre il M5s, con una nota, accoglie “positivamente le parole di apertura di alcuni autorevoli esponenti del Partito democratico sul ruolo del presidente Conte”. Piccoli passi visto che la battaglia, si sarebbe spostata ora sulla vicepresidenza del Consiglio (il Pd la vorrebbe per sé, mentre Di Maio, che nel frattempo sognerebbe il ministero della Difesa, vorrebbe mantenere anche il ruolo di vicepremier). Insomma più che i programmi lo scontro, come spesso accade, sarebbe sulle poltrone. E chissà se basterà l'endorsement di Trump per l'amico “Giuseppi” per far nascere il governo giallorosso.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
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