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Le risibili disavventure del terzismo

Maurizio Crippa

Galli della Loggia e Battista: gli ottimati che dormivano, quando vennero i barbari

Ci fu un tempo in cui si chiamarono terzismo alcune smanie da villeggiatura di una élite liberale, o ex post, o quant’altro, che pontificava dai giornali (segnatamente da un giornale) nell’epoca del berlusconismo già declinante. Erano gli editorialisti anteveggenti che già presagivano come sarebbe andata a finire, indisponibili a schierarsi (di qua) col Cav. e con il suo imbolsito liberalismo alla brianzola, e però nemmeno di là: dove comandava la banda della sinistra bacchettona e manettona. L’Italia già affondava, e loro lì a misurare la salubrità dell’acqua. Ma ora che la foglia di fico a giustificazione della loro ubbìe da intellò fin de siècle non è più il bonario Cav., ma sono l’orrendo Salvini e più in generale il popolo populista e sovranizzato che vota(va) cinque stelle le loro risibili idiosincrasie vengono a galla. E alle smanie della villeggiatura politica subentrano, come per Justine, le disavventure della virtù terzista. E finiscono per scrivere cose che una memoria decente imporrebbe di evitare. Così il professor Ernesto Galli della Loggia ha vergato un’imbarazzante articolessa, “Ottimati contro barbari”, per spiegare che la colpa di tutto questo è stata degli ottimati. Facendo finta di niente, come si svegliasse, lui, or ora da un lungo (pluriquinquennale) sonno innocente. Come uno che fischietta e non c’entrava, no. Non faceva parte, il professore onnipontificante, di nessun milieu di ottimati, di nessun pensatoio d’indirizzo editorial bancario. 

 

Che facevano gli ottimati intanto che arrivavano i barbari?, si chiede il professore. Rispondete, voi che li avete visti arrivare e non avete fatto un tubo: niente riforme istituzionali, della scuola, delle tasse e dell’onestà-tà-tà. E invece lui, dov’era? Se invece di lanciare accuse adesso avesse starnazzato allora, con un’oca del Campidoglio in servizio attivo? Invece no. Lui è rimasto, e tuttora sta, nella bambagia del quotidiano che fu dell’élite e l’élite ha svaporato da un pezzo, per paraculaggine terzista. Fare quelli che spaccano il capello, intanto che la direzione del quotidiano, e quale direzione, seminava la zizzania della Casta, e le più stravaganti ipotesi di partiti terzi per annoiati imprenditori à la page, screditando la politica e il suo senso del reale. Fino a vellicare (useremo solo questo verbo) Beppe Grillo e la sua orda montante. Fino ad arrivare a dichiarare (con depressione post coitum) di aver votato il MoVimento. Lui, l’editorialista del Corriere della Sera che oggi accusa di cecità gli ottimati. Sempre facendo il terzista col culo degli altri, che stavolta è il culo della nazione.

 

Pierluigi Battista, più sornione, da lungo tempo gira intorno a un gran tema (perché c’è, il tema). Se quella brodaglia di coltura che va dai gilet gialli ai filo naziskin di casa nostra fosse poi la parte migliore, quella con la ragione? E il loro montare in collera un mero esito delle colpe degli altri, che hanno sfoderato solo sordità e disprezzo? Se lo chiede, Battista, come avesse fatto il camionista depauperato tutta la vita. Ieri sul medesimo giornale dei reduci del terzismo scrive che “comunque andrà a finire sarà uno spasso”, perché quelli che prima disprezzavano il partito del popolo ora lo comprano. E sono pronti, Renzi sventolante, a una “marcia indietro senza nessun decoro”. Ma per favore. E la Marcia su Roma dei pieni poteri cos’è invece, un babà art decò? Uno stile politico-floreale pieno di decoro? Stare di qua o di là. Non non è possibile non capire la differenza tra uno scartare di lato allo scopo di colpire il bersaglio grosso (grossolano), e invece tentare tutte le mosse del cavallo pazzo, come Salvini, per prendersi Roma. Invece Battista scrive del suo godimento a veder “i salti acrobatici” di quelli che fino a qualche giorno fa dicevano mai coi Cinque stelle e adesso ci farebbero un governo assieme, e potendo pure dei figli. Ma sparare a Renzi e alla sua banda è come sparare a un orso del lunapark rimasto bloccato sulla rampa. Molto più bello, per il fine Battista, infilzare “i giornalini conformisti”, i “maestri dell’insulto politico dozzinale”, i “tonitruanti chierici del mai” coi Cinque stelle. Quelli che con “disprezzo gridato e rivendicato” e una “violenza verbale inaudita”, insomma con esibizione di razzismo antropologico, hanno accusato di ogni pochezza i grllini. Una violenza che ha “reso ciechi le (peggiori) menti della nostra generazione”. Che dire? Che il terzismo, applicato al sovransimo ha fatto più danni. Tanto che non viene nemmeno in mente, a Battista, di citare (come terzismo vorrebbe) anche il disprezzo e la violenza verbale di chi è entrato in politica con il vaffa e con le ruspe. Di questo, Battista e GdL, manco fanno parola. Ma il motivo c’è. Ed è che sono stati loro, anche loro, ad armarli. E ora cercano, as usual, di cancellare le tracce.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"