Massimo Garavaglia

Il leghista Garavaglia spiega come si può andare avanti a lungo con il M5s

Valerio Valentini

Tasse, Ilva e manovra “senza sfracelli”: un'agenda oltre la rissa. “La questione della Tav dimostra che alla fine le soluzioni si trovano sempre, solo che si perde un sacco di tempo inutile”

Roma. Massimo Garavaglia, prima di tutto la qualifica: viceministro o commissario europeo, come dobbiamo chiamarla? Come sa, il suo nome circola, insieme a quello di Gian Marco Centinaio e Giulia Bongiorno per un incarico a Bruxelles. “Parliamo di cose serie, suvvia”. Parliamo delle coperture della flat tax, allora: Luigi Di Maio dice che restano un mistero. “Invece quelle per il salario minimo è già evidente che sono del tutto inesistenti”. Così, però, continuate a non dire dove troverete i soldi per finanziare questa riduzione delle tasse. “Ci sono varie ipotesi su cui stiamo lavorando, con attenzione all’equità”. Ad esempio? “Non lo dico neanche sotto tortura, adesso. Dico invece che la riduzione delle tasse dovrà essere significativa: almeno 12-15 miliardi. Altrimenti non serve. E attenzione a non fare confusione con gli 80 euro, che non verranno aboliti. Semplicemente, anziché bonus diventeranno minori tributi: non più un’uscita per le casse dello stato, ma riduzione della pressione fiscale”.

 

E l’Iva che Giovanni Tria vorrebbe aumentare? “C’è una risoluzione del Parlamento che c’impegna a non aumentarla, e il Parlamento è sovrano”. Il Parlamento ha approvato anche i minibot: dobbiamo dunque aspettarci l’introduzione di quello strumento, che pure Giancarlo Giorgetti ha liquidato con sarcasmo. “Quella mozione è stata approvata all’unanimità. Vorrà dire che chiederemo a Luigi Marattin, del Pd, di darci una mano a scrivere il decreto”.

 

Restano le incognite su una legge di Bilancio che, per disinnescare le clausole di salvaguardia e finanziare la riduzione delle tasse che la Lega pretende, dovrà reperire quasi 50 miliardi. “E infatti stiamo lavorando sia sulle entrate sia sulle uscite”. Chi, ci sta lavorando: voi del Carroccio al Viminale, o Tria e Conte a Palazzo Chigi? “La legge di Bilancio uscirà dal Cdm, in ogni caso. Si troverà una sintesi, con due obiettivi: ridurre le tasse e diminuire la spesa”. La manovra dello scorso anno è andata in direzione esattamente opposta. La politica economica gialloverde è un po’ schizofrenica? “Non è schizofrenia, è democrazia. Quota cento e reddito di cittadinanza erano le misure su cui Lega e M5s avevano preso i voti: la volontà popolare si rispetta”.

 

Avevate preventivato 18 miliardi di privatizzazioni: non si sono viste. “Di quello non si parla sui giornali”. E la spending review: lei e la sua collega Laura Castelli avevate anche assunto un incarico, poi revocato. A che punto siamo? “La spesa pubblica italiana non è enorme: tolte le pensioni, la sanità e il costo del personale, non resta molto da aggredire. Si può fare molto però per distribuire meglio la spesa, e renderla più efficiente”. I fabbisogni standard? “Esatto”. Ma il progetto delle autonomie, che li prevederebbe, è impantanato. “No, si è solo avvitato, al momento, intorno a un dibattito surreale sui fondi di perequazione alimentato strumentalmente dai colleghi del M5s. Perdonateli, non sanno di cosa parlano. Quanto alla spesa pubblica, poi, due cose si possono e si debbono fare senza indugi: essere intransigenti sulle riscossioni territoriali, e trasformare quanto più possibile la spesa corrente in spesa in investimenti. Perché va bene parlare di numeri e percentuali, ma poi a questo paese serve una politica industriale seria. Sennò l’economia non riparte”.

 

A proposito di politica industriale: l’Ilva rischia di chiudere. “Non esiste questa ipotesi”. In verità, se entro il 6 settembre non si reintroduce l’immunità penale, ArcelorMittal abbandonerà Taranto: e anche voi della Lega avete votato quell’articolo del “decreto crescita”, garantendo che poi si sarebbe corretto. Finora non lo si è fatto, e la scadenza è prossima. “Noi ci siamo fidati della parola di Di Maio, che ci ha garantito sul fatto che non ci sarebbero stati problemi. Il giorno che quei problemi dovessero esserci, trarremo le conclusioni. Ma l’Ilva non può chiudere: è un’ipotesi dell’irrealtà. Altro che orti e allevamenti di mitili: mica possiamo costruire le lavatrici coi gusci delle cozze. Così come non possiamo più rimandare la metanizzazione della Sardegna. E’ indispensabile e urgente”. I Cinque stelle sono contrari anche a quella, e sono loro ad avere in mano le leve della politica industriale. “La questione della Tav dimostra che alla fine le soluzioni si trovano sempre, solo che si perde un sacco di tempo inutile. Bisogna accelerare, e abbandonare certe idee balzane”. Vuol dire che comunque si va avanti, col governo. “Io continuo a lavorare alla prossima legge di Bilancio, che dovrà essere coraggiosa”. Il che vuol dire farla tutta in deficit? “Il che non necessariamente vuol dire fare sfracelli, ma neppure adottare delle mezze soluzioni che non servono a niente”.

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