Doriana Sarli (foto LaPresse)

Doriana Sarli, la Cinque stelle dissidente che piace al Pd

Marianna Rizzini

La candidata grillina emerge a Montecitorio per il "no" contro la posizione leghista

Roma. E’ di Napoli, come il presidente della Camera Roberto Fico. E, come Roberto Fico, l’uomo che è uscito dall’Aula al momento del voto sul di sicurezza, Doriana Sarli, deputata m5s eletta nel 2018, dissente dalla linea della maggioranza a Cinque stelle. Chi è costei? si sono domandati gli astanti quando il “no” di Sarli, che a monte dell’ingresso in politica faceva la veterinaria, è risuonato a Montecitorio, poco prima che i deputati del Pd cominciassero ad applaudire il suo intervento – ché Sarli, pur essendo un’attivista grillina della primissima ora, non è una habituée delle ribalte mediatiche. E nel suo intervento il “no” si è articolato lungo la linea dell’opposizione morale alla posizione degli alleati leghisti: “Il decreto si inventa una nuova tipologia di reato, il salvataggio delle vite umane”, diceva Sarli con aria pacata, grandi occhiali e abito nero scamiciato. “Il nostro ministero degli Interni deve andare a sedersi ai tavoli di concertazione a ridiscutere il regolamento di Dublino e lì fare la voce forte, non con la gente per mare”, aggiungeva, accolta da applausi sempre più forti provenienti dai banchi dell’opposizione. “Tutti i paesi che vogliono stare in Europa devono essere obbligati ad accettare la redistribuzione delle persone…”, era la conclusione, preludio al “niet” vero e proprio a Salvini: “Perché nessuno debba rimanere indietro e per molte altre ragioni di civiltà che non potrò motivare per il poco tempo a disposizione, annuncio il mio voto contrario al decreto in esame”.

 

Parlava anche, Sarli, sempre trasversalmente applaudita, di altri punti controversi del provvedimento, e delle possibili modifiche al codice penale che potrebbero portare a un inasprimento delle pene in casi di disordini durante le manifestazioni (tutti hanno il diritto a esprimere le proprie opinioni, era il concetto – concetto che piaceva, tra gli altri, ai deputati di LeU). E il discorso colpiva anche, come notava Repubblica, il deputato (di area “Roberto Fico”) Luigi Gallo, anche presidente della Commissione Cultura della Camera, che su Facebook così elogiava la collega: “…Parole che aprono uno squarcio di verità nella coltre di nebbie di una comunicazione senza più bussola…”. Non che Sarli sia davvero alle prime armi politiche: nel 2018, alla vigilia della campagna elettorale, Luigi Di Maio, al Tempio di Adriano, l’aveva presentata come una delle personalità di società civile (i “supercompetenti”, li aveva chiamati) capaci di “incarnare testa e cuore” lo spirito del Movimento. Sarli era stata scelta per sfidare nel collegio uninominale della Camera (a Napoli, San Carlo all’Arena) il candidato del Pd Paolo Siani, primario all’ospedale Santobono e fratello di Giancarlo, il giornalista del Mattino ucciso dalla camorra nel 1985.

 

Arrivata alla vittoria con il 48 per cento dei consensi, la candidata in lotta contro “il sistema De Luca”, dal nome del governatore campano, si era detta “molto emozionata” e aveva profetizzato un futuro roseo per il M5s, ancora lontano dalla firma del contratto gialloverde: “Non ho avuto un momento per riflettere, ma pian piano ci renderemo conto di quello che è avvenuto e saremo pronti alla sfida”, diceva Sarli, convinta che nel suo caso non si trattasse “di un risultato personale: non è Doriana che ha battuto Paolo. Questa è la vittoria del movimento sul Pd. Il movimento ha vinto in quasi tutti i collegi uninominali. Io ho messo tutto il mio impegno, ma la vittoria è di Luigi Di Maio, di Roberto Fico e di tutto il M5S… La gente voleva un cambiamento vero. Siani è un’ottima persona, non a caso ha avuto più voti rispetto a quelli del suo partito, ma comunque rappresentava il Pd, che incarna il vecchio modo di fare politica”. E sorte dispettosa ha voluto che proprio il Pd, due giorni fa, più che la maggioranza dei colleghi a Cinque Stelle, manifestasse entusiasmo per le sue parole.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.