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Vladimir Putin e il gregario

Salvatore Merlo

Dal Cav. a Salvini, dalla parità alla sudditanza coi russi. Parla Sergio Romano

Roma. “Diciamo che Berlusconi si poneva alla pari con Putin. In un rapporto personale, direi individuale”. E adesso invece con Salvini? “E’ un rapporto gregario. E se vogliamo è un rapporto che corrisponde di più al peso di ciascuno dei due paesi sul campo della politica internazionale. Berlusconi, in virtù della sua natura anomala d’imprenditore e venditore di simpatia, ha sempre combattuto in una categoria ben al di sopra del suo peso”. Il vertice a Pratica di Mare, l’abbraccio tra Bush e Putin con il Cavaliere al centro. “Fu il culmine dei buoni rapporti”.

 

Novant’anni, ambasciatore alla Nato, a Londra, a Parigi e poi a Mosca nella fase cruciale dal 1985 al 1989, editorialista del Corriere della Sera, Sergio Romano ha un rapporto prudente con la vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega. “Voglio delle prove prima di credere che abbiano effettivamente ricevuto dei denari. Su queste vicende tendo allo scetticismo anche se è vero che la politica è costosa”. Però non fatica nel dire che l’amicizia e la vicinanza storiche tra l’Italia e la Russia, almeno nell’interpretazione politica che ne dà oggi Salvini, rivelano tratti di sudditanza che ricordano i tempi del Pci con l’Urss. “Ma è un rapporto asimmetrico. Putin quando guarda Salvini vede uno dei tanti mezzi per la sua politica nei confronti dell’avversata Unione europea”.

 

E Salvini cosa vede? “Salvini non vede l’ora di farsi strumento, perché così può specchiarsi nel carisma di Putin. Guardi, io fatico a immaginare anche solo un rapporto tra i due. Vorrei sapere di cosa parlano. Dovete sempre ricordare che il Kgb è stato un pozzo di scelleratezze, certo, ma anche una fucina di patriottismo e intelligenza. Una scuola di altissimo livello. E Putin è da lì che viene”. Salvini viene dal Giambellino. “E’ una persona benedetta dalla sorte, diciamo. Ha una grandissima popolarità. Ha riscattato la Lega. E a un certo punto, come sempre succede, comincia a volere di più. Si fa spavaldo. Ma quanto durano questi tipi umani in Italia?”. Di solito poco. Ma non c’è nemmeno una sintonia ideologica con Putin? “La sola sintonia è il rapporto con la religione. Con una differenza però, a mio avviso. Penso che Putin sia un cristiano ortodosso sinceramente credente. Faccio più fatica a immaginare Salvini fortemente credente”.

 

Quando è venuto a Roma, il presidente russo ha incontrato il Papa, il presidente della Repubblica e poi è andato a omaggiare un privato cittadino… Silvio Berlusconi. “Quel rapporto è irreplicabile e non soltanto perché nel frattempo è cambiato il mondo”. Salvini a Putin chiede i selfie. Colleziona fotografie. Poi se ne vanta per dieci minuti consecutivi via social. “Gregario”. Ecco. A questo punto la domanda è improrogabile: ma a che diavolo serve corrompere uno così? “Me lo chiedo anche io”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.