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La Vigilanza Rai vota contro il doppio incarico a Foa. Si divide la maggioranza

Redazione

L'asse tra il Pd e il M5s mette in minoranza la Lega. I grillini depositano una proposta di riforma della governance Rai

La commissione di Vigilanza Rai ha approvato una risoluzione che dichiara illegittimo il doppio incarico di Marcello Foa come presidente della Rai e della società controllata Rai Com (che si occupa della diffusione dei canali della tv di stato all'estero). La maggioranza gialloverde si è divisa ancora una volta: il M5s ha votato a favore della mozione che obbliga Foa a dimettersi da presidente di RaiCom assieme al Pd e a Leu (21 voti). La Lega e Fratelli d'Italia si sono invece espressi contro la risoluzione (9 voti), e i quattro deputati di Forza Italia si sono astenuti e ora chiedono le dimissioni di Foa. “Il presidente della Rai ha il dover di dimettersi”, ha detto Giorgio Mulè di Forza Italia all'Adnkronos: “Se non lo facesse, sarebbe un segno di insubordinazione rispetto all'indicazione del Parlamento”. Il capogruppo di FdI in Vigilanza, Daniela Santanchè, difende Marcello Foa (“i pareri garantiscono la piena legittimità di Foa”), e sostiene che “oggi è nata una maggioranza tra il Pd e il M5s”.

  

Dopo il voto della Vigilanza, il M5s ha scritto sul proprio blog che “il doppio incarico di Foa è contrario alle regole 22 e 26 dello statuto Rai” ed è rimasto deluso “che la Lega abbia votato contro”. Il M5s era stato tentato a votare la risoluzione contro Foa prima delle elezioni europee ma, per non aprire un nuovo fronte all'interno della maggioranza, aveva rinviato tutto dopo il voto.

 

Giovedì scorso i grillini avevano trovato un accordo con la Lega per consentire al cda Rai “di vigilare affinché non vengano attribuite al presidente Rai deleghe gestionali in seno al cda della controllata RaiCom”. L'accordo era sfumato e, dopo un tira e molla, la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale.

 

Dopo il voto, venti deputati grillini hanno depositato una proposta di riforma della governance Rai – di cui la prima firmataria è Mirella Liuzzi – che punta, almeno secondo le intenzioni del M5s, a modificare in profondità l'azienda di viale Mazzini introducendo la scelta dei membri del cda tramite sorteggio. Secondo la proposta del M5s, i candidati devono inviare un elaborato sulla propria visione strategica della Rai e l'Agcom "procede al sorteggio dei nominativi". Dovrebbe essere nominato un consigliere per ognuna delle tre aree di competenza previste dalla riforma: 1) la qualità e l'identità culturali della programmazione; 2) lo sviluppo tecnologico; 3) la commercializzazione verso l'estero dei prodotti audiovisivi.

 
La riforma prevede che il numero di consiglieri passi da sette a cinque, compresi il presidente e l'amministratore delegato, in carica per cinque anni senza possibilità di rinnovo. Insomma, un tentativo di riportare in auge quella avanzata nella scorsa legislatura da Roberto Fico. "Serve subito approvare una legge per spezzare il legame tra la politica e la Rai. La tv pubblica è dei cittadini che pagano il canone, non dei politici", ha detto Luigi Di Maio, ricordando alla Lega che "la riforma della Rai è nel contratto".

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