Passeggiate romane
Il ritorno al futuro di Renzi sarà nel Pd? Le cento piazze di Zingaretti
L'ex presidente del Consiglio continua a smentire ogni ipotesi di fuoriuscita, ma al Nazareno si interrogano sulle sue possibili mosse future. Gli scenari possibili
A giugno, cioè dopo le elezioni europee, si terrà una grande iniziativa nazionale dei comitati “renziani” di “Ritorno al futuro”. Ad annunciarlo, nella sua E news di ieri è lo stesso ex presidente del Consiglio. Il quale precisa che in quella sede partirà la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta sulle fake news e sui siti e le pagine che le generano. Ma al Nazareno, appresa la notizia si sono domandati in molti se quella non sarà anche la sede per annunciare un possibile strappo rispetto al Partito democratico.
Ufficialmente, infatti, Matteo Renzi continua a smentire ogni ipotesi di fuoriuscita. Ma non è sfuggito agli attuali dirigenti del Partito democratico il passaggio contenuto nella sua intervista a Repubblica di qualche giorno fa. Lì dove dice che il Pd ora che non c’è lui viene votato da chi alle scorse politiche votava altrove – Massimo D’Alema, Carlo Calenda, Pier Ferdinando Casini – e che per questa ragione prenderà il 25 per cento. Le perfidie – e le insidie – di questo passaggio sono due. Da una parte l’ex presidente del Consiglio fissa molto in alto l’asticella del successo del Partito democratico di Zingaretti (che in nessun sondaggio di quelli fatti finora viene dato a quella percentuale), in secondo luogo smonta la storia del campo largo e della grande lista unitaria. Perciò tutti al Nazareno si interrogano sulle sue possibili mosse future. Ben sapendo, però, che molto dipenderà dalle elezioni politiche. Se infatti la situazione di tensione tra 5 stelle e Lega dovesse precipitare e si andasse alle elezioni anticipate difficilmente Renzi avrebbe il tempo di far debuttare in suo soggetto politico. Ma se la legislatura andrà invece avanti, nonostante le liti tra gli alleati di governo, al Nazareno sono in molti a scommettere che l’ex presidente del Consiglio si tirerà fuori.
Intanto Nicola Zingaretti lavora come un pazzo per far raggiungere al Pd un risultato dignitoso alle prossime elezioni europee. Il segretario del Partito democratico ha in programma ben cento comizi. I medici, per la verità, la settimana scorsa gli avevano detto di saltare qualcuno perché la voce gli sta calando in modo impressionante (e infatti le ultime volte che è andato in televisione era praticamente rauco), ma il presidente della regione Lazio non si è voluto fermare perché sa che per lui la posta in gioco è alta e non vuole offrire nessun appiglio agli avversari interni.
Anche per questo, motivo, cioè per spiazzare gli avversari e tenere tutti il più possibile insieme, Zingaretti sta rinunciando ad alcune comparsate televisive in favore degli altri leader del centrosinistra. L’altra sera, per esempio, c’era Carlo Calenda da Fabio Fazio, che ha una delle trasmissioni più seguite. Ma in fondo questo è anche un modo per impedire che in caso di un non eccellente risultato le responsabilità vengano equamente distribuite e si eviti lo sport tanto in voga nel Partito democratico di dare la croce addosso al segretario.
Il confronto tv tra Salvini e Zingaretti, proposto dal primo, nel corso del programma di Lucia Annunziata non si terrà. E non solo per problemi di par condicio. Il segretario del Pd lo avrebbe comunque rifiutato perché il tema del dibattito sarebbe stato l’anti fascismo e il presidente della regione Lazio non aveva nessuna intenzione di farsi inchiodare in una discussione in cui il leader della Lega avrebbe cercato di dipingerlo come un post comunista erede del Pci. Peccato per Salvini, che vorrebbe giocare lo scontro tra leader con Zingaretti e non con Di Maio, perché, come si è visto negli ultimi sondaggi in questa fase il duello tra i due porta voti al Movimento 5 stelle e non al Carroccio.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby