Il vero protagonista delle europee sarà il partito che non c'è
Cinque sfumature di centrismo. Per la vera alternativa a Salvini bisognerà dare voce e corpo a quella fetta di elettorato che si considera all’opposizione non solo della maggioranza, ma anche dell’opposizione
Tra i molti significati politici che avranno le prossime elezioni europee ne esiste uno che spesso non viene esplicitato in modo chiaro e che ha però una certa rilevanza per chiunque sia interessato a capire per quale ragione buona parte degli avversari di Matteo Salvini, pur non potendolo confessare apertamente, si augura di cuore quello che una qualsiasi persona con la testa sulle spalle oggi proprio non dovrebbe augurarsi: evitare che il voto del 26 maggio si trasformi davvero in una rapida corsa verso le urne. La ragione per cui, sotto sotto, non si augurano elezioni anticipate i principali partiti che si trovano oggi all’opposizione è legata al fatto che per quanto possano essere un po’ gonfiati i sondaggi per il Truce alla fine gli avversari di Salvini sanno che in caso di voto anticipato la situazione politica potrebbe essere un disastro per tutti tranne che per Salvini. Forza Italia perderebbe buona parte dei parlamentari che è riuscita a eleggere un anno e mezzo fa (e sono tanti). Il Pd sarebbe costretto a scegliere se dare un sostegno a un governo con uno dei suoi attuali avversari (il M5s o la Lega) o se competere all’opposizione con un partito nato per fare opposizione come il M5s.
E il mondo che gravita attorno a Fratelli d’Italia non sarebbe ancora pronto per provare a dare scacco matto a Forza Italia. Fin qui il ragionamento è lineare e pur non potendolo confessare apertamente è per queste ragioni che è difficile credere che i capi dei maggiori partiti d’opposizione possano mostrare sincero entusiasmo rispetto alla prospettiva di ritrovarsi improvvisamente senza il governo del cambiamento. Accanto a questo tema però ne esiste un altro altrettanto importante che riguarda un argomento relativo allo stato di salute del partito più misterioso e intrigante di questa legislatura: quello che non c’è.
Da mesi, i principali sondaggi italiani certificano non solo la crescita progressiva della Lega e la piccola ripresa da parte del Pd ma anche il sempre più significativo ampliamento di una fetta dell’elettorato che si considera all’opposizione non solo della maggioranza ma anche dell’opposizione. A vario titolo, naturalmente, tutti i partiti che oggi si trovano distanti dal governo si augurano in qualche modo di dimostrare alle europee di essere in grado di esercitare nei confronti di questi elettori un effetto calamita. Ma tutti i partiti che si trovano oggi all’opposizione sanno che le prossime europee, qualora la performance dei partiti d’opposizione non dovesse essere granché, aiuteranno a capire se l’attuale offerta politica è sufficiente oppure no per intercettare la domanda di alternativa che arriva dall’elettorato italiano. E in caso di un risultato deludente da parte di Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Più Europa sarà difficile che il dopo europee non si trasformi in un grande dibattito attorno alla nascita di una nuova offerta politica alternativa a quella di governo.
Rispetto a questa possibilità esistono diverse sfumature di centrismo, se così si possono definire, che già oggi si intravedono nell’aria e che meritano di essere messe a fuoco per capire cosa si muove sotto il magma della politica italiana. Ne potremmo selezionare cinque. La prima sfumatura è quella del partito sul modello Calenda che potrebbe nascere dopo le europee con una rupture consensuale con il segretario democratico qualora il Pd dovesse dimostrare di non avere un potenziale espansivo. La seconda sfumatura è quella del partito sul modello Renzi che potrebbe nascere dopo le europee con una rupture non consensuale con il segretario democratico qualora il Pd e anche FI dovessero dimostrare di non avere alcun potenziale espansivo. La terza sfumatura è quella del partito del pil sul modello Toti/Meloni che potrebbe nascere dopo le europee con una rupture non consensuale con la leadership di Forza Italia qualora il partito di Meloni dovesse avvicinarsi al sei per cento e il partito di Berlusconi dovesse avvicinarsi al partito della stessa Meloni. La quarta sfumatura è quella del partito Oltre il Cav. che potrebbe nascere in Forza Italia con il consenso di Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Paolo Romani qualora il risultato di Forza Italia (e in particolare le preferenze del Cav. e di Tajani) dovesse essere il segno di un disastro politico. La quinta sfumatura è quella più suggestiva ed è la discesa in campo di un outsider alla Urbano Cairo capace di diventare l’aggregatore unico del fronte anti populista.
Tutte queste opzioni, che in un certo modo covano sotto la pancia della politica, hanno però la caratteristica comune di aver bisogno di tempo e di veder fallire non solo i partiti che si trovano al governo ma anche quelli che si trovano all’opposizione. Tutte le strade della politica oggi sembrano indirizzate verso il fronte del voto ma in verità il partito del non voto, in Parlamento ma non solo, è più robusto di quello che si potrebbe credere. Giovedì scorso, a “Piazzapulita”, un sondaggio Index ha in qualche modo certificato la centralità del partito che non c’è. La Lega sarebbe al 32,8 per cento. Il M5s sarebbe al 22. Il Pd al 20,5. Forza Italia al 9,3. Fratelli d’Italia al 5. L’area degli indecisi/non voto sarebbe invece al 35,9 per cento.
Il punto è evidente: tutti hanno bisogno di tempo per organizzarsi. E in un certo senso dopo le europee anche Salvini potrebbe aver bisogno di quel tempo che oggi sembra invece non avere e potrebbe essere costretto a fare una scelta sempre legata al cronometro. E la scelta grosso modo sarà questa: giocare d’anticipo e andare alle elezioni per prendere controtempo tutti coloro che sognano di rosicchiargli voti con una proposta alternativa a quella attuale o aspettare ancora un po’ per far sì che il grillismo possa collassare del tutto e far sì che possa nascere a fianco della Lega un contenitore più moderato alternativo a Forza Italia (ma senza Cav.) capace di rosicchiare altri voti a Forza Italia (ma anche al Pd) per irrobustire la coalizione di centrodestra. Il futuro della legislatura dipenderà dal modo in cui Salvini valuterà il tic-tac della politica. E tra i tic-tac della politica a cui il Truce potrebbe prestare una particolare attenzione ci sono quelli che arrivano dal partito che non c’è. L’Italia, tra le molte anomalie, ha quella di avere a fianco di un partito populista e antieuropeo come la Lega un’alternativa movimentista simmetrica alla stessa Lega. In Europa, in paesi come la Spagna e come la Germania, non c’è nazione in cui il populismo antisistema non sia temperato da un populismo moderato. L’anomalia dell’Italia è questa. E fino a che ci sarà questa anomalia, per Salvini sarà più facile spacciarsi per quello che non è: un populista moderato, idolo dei liberali all’amatriciana, che mentre cita De Gasperi stampa libri per CasaPound. Tic-tac.
Antifascismo per definizione
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