L'incontro dei Cinque stelle con Cristophe Chalençon e i candidati alle elezioni europee della lista RIC di Ingrid Levavasseur (foto via Facebook/Luigi Di Maio)

Perché Di Maio che chiede scusa per l'appoggio ai gilet gialli non è credibile

Claudio Cerasa

“Abbiamo scoperto che c’erano delle idee un po’ violente e eversive, non li incontrerei più”, dice il leader grillino in tv. Prima non si era accorto delle auto incendiate, dei milioni di euro di danni e della ruspa lanciata contro il portone di un ministero?

Al direttore - #ritiraGilet.

Giuseppe De Filippi

  

Domenica sera da Fabio Fazio, Luigi Di Maio ha parlato dei suoi rapporti con i gilet gialli cospargendosi il capo di cenere, dicendo che no “non li incontrerei più” e che il Movimento 5 stelle in fondo non ha fatto nulla di male: “Quando ho visto che una parte dei gilet gialli voleva creare una lista sono andato a incontrarli, ma abbiamo scoperto che c’erano delle idee un po’ violente e eversive”. Sono andato a controllare la data del famoso post scritto da Luigi Di Maio sul Blog delle stelle, quello intitolato “Gilet gialli, non mollate!”.

  

  

In quel post, il vicepresidente del Consiglio italiano scriveva frasi molto impegnative: “Sappiamo cosa anima il vostro spirito e perché avete deciso di scendere in piazza per farvi sentire”. E poi: “Il grido che si alza forte dalle piazze francesi (…) è lo stesso spirito che ha animato il MoVimento 5 Stelle fin dal 4 ottobre del 2009, il giorno della nostra nascita”. E ancora: “Il MoVimento 5 Stelle è pronto a darvi il sostegno di cui avete bisogno”. E infine: “Una nuova Europa sta nascendo. Quella dei gilet gialli, quella dei movimenti, quella della democrazia diretta. È una dura battaglia che possiamo combattere insieme. Ma voi, gilet gialli, non mollate!”.

 

La data del post è quella del 7 gennaio 2019 e fino a quel giorno, effettivamente, non c’era alcuna ragione per dubitare dell’identità dei gilet gialli. Il 18 novembre, a seguito delle prime manifestazioni, ci sono stati 409 feriti e 117 arresti. Il 24 novembre, in un parcheggio di un centro commerciale ad Angers, un gilet giallo ha minacciato di farsi esplodere se Emmanuel Macron non lo avesse ricevuto all’Eliseo. Nello stesso giorno, a Parigi, i manifestanti hanno incendiato alcune vie, lanciando sassi contro gli agenti in tenuta antisommossa, provocando danni in tutta la Francia pari a 1,5 milioni di euro. Nei giorni seguenti, il primo dicembre, a Parigi vengono incendiate più di cento auto, l’Arco di Trionfo viene vandalizzato e il sindaco di Parigi in quelle ore stima tra i 3 e i 4 milioni di euro. L’8 dicembre il ministro dell’Interno francese dichiara l’arresto di altre 1.723 persone con 135 feriti, il 22 dicembre centinaia di manifestanti inseguono alcuni agenti in fuga per strada tirandogli pietre e bottiglie e sempre nella stessa giornata viene arrestato Éric Drouet portavoce dei gilet gialli. Il 5 gennaio una quindicina di individui vestiti di nero, alcuni col gilet giallo, si impadroniscono di una ruspa da cantiere usandola come ariete contro il portone del ministero per i Rapporti con il Parlamento, Benjamin Griveaux. Due giorni dopo Luigi Di Maio scrive ai gilet gialli: “Non mollate”. L’anello al naso no, grazie.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.