Vito Crimi (foto LaPresse)

La (poco) libera informazione di Crimi

Redazione

La legge sul copyright danneggia i piccoli editori, dice. Ma lui li strangolerebbe

La direttiva europea sul copyright “mette nero su bianco quello che già oggi è lo strapotere di Google e degli altri over the top”, è “un errore molto grave. A pagare le conseguenze saranno i piccoli editori”. Questo il commento, via Corriere della Sera, del sottosegretario cinque stelle alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi, che tra un’esternazione e l’altra va dirigendo quell’oggetto misterioso (non fosse per le dirette di Radio radicale: ma lui Radio radicale vuole chiuderla) denominato Stati generali dell’editoria.

 

Il M5s e la Lega hanno votato contro in Europa, lui è personalmente contrario, “porterà più danni che benefici”, in compagnia del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli (“le chiusure, i blocchi e le censure non possono mai garantire una risposta adeguata”). Peccato che Crimi, in prima persona, sia un portatore non sano di un’idea di libera informazione che è l’esatto contrario del pluralismo: non soltanto per le battute sui giornalisti che bivaccano, o per la sua fissa di abolire l’Ordine o perché, di quel che intende fare, per ora si è capito soltanto il taglio del fondo per il pluralismo, che permette l’esistenza proprio delle piccole testate che producono informazione di qualità. Crimi dice che ora le grandi piattaforme pagheranno solo “per i contenuti per cui vale la pena pagare”. E per quali contenuti si dovrebbe pagare, di grazia? Per i blog che smerciano fake news? Detto dal compagno di partito del senatore Lannutti, il propalatore della fake news dei Protocolli dei Savi di Sion, è un po’ grossa. Ma soprattutto c’è questo. Crimi, in margine agli “stati generali”, ha ribadito che i giornali devono stare sul mercato da soli. E detto dall’esponente di un partito i cui membri smistano una quota mensile dei loro denari (pubblici) a una piattaforma online privata che controlla il partito, è paradossale. Forse però Crimi dovrebbe almeno sapere che andare sul mercato significa in molti casi finire comprati, o controllati, dai pescecani o da paesi stranieri che ambiscono a un controllo interessato dell’informazione, e non a fare filantropia. Qualche esempio lo conosciamo, no?

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