Elio Lannutti (foto LaPresse)

E così Lannutti, il paladino di Minenna, ostacola Minenna

Valerio Valentini

Il senatore grillino, già condannato a risarcire Consob per diffamazione, è il delegato del M5s a promuovere il prof barese

Roma. Chissà che alla fine, quando questa storia di Consob avrà trovato la sua conclusione, non si riveli il paradosso: e cioè che proprio colui che più di tutti si è speso per Marcello Minenna sia stato in verità il principale ostacolo all’ascesa dell’economista barese alla presidenza dell’istituto di vigilanza della Borsa. Nessuno infatti si batte con lo stesso ardore di Elio Lannutti in favore dell’ex assessore al Bilancio della Raggi. E’ stato e resta lui, il senatore chietino, il grillino delegato a condurre la battaglia in favore di Minenna: ruolo che Lannutti interpreta con una furia che non risparmia né Sergio Mattarella, reo – a dire di Lannutti – di dire “no” (prerogativa peraltro legittima, del capo dello stato), né Giuseppe Conte, descritto come “uomo di Verdini” e perciò ostile a Minenna. Che invece, per Lannutti, resta il profilo migliore: “Ne va del bene della Consob”, insiste.

 

Peccato però che già nel recente passato, quando – col suo solito stile – si è interessato alle dinamiche della commissione nazionale per la Borsa, Lannutti abbia finito col causare dei danni d’immagine alla stessa Consob, che infatti si è rivalsa sul presidente di Adusbef, ottenendo un risarcimento. I fatti risalgono al periodo che va dal maggio del 2012 al marzo del 2013: è in quei nove mesi che Lannutti conduce una campagna denigratoria nei confronti di Consob e del suo presidente Giuseppe Vegas. “Ha la faccia come il c...”, tuona nel marzo 2013 l’allora senatore eletto con l’Idv.

 

Il motivo? L’avere depotenziato – a giudizio di Lannutti – l’Ufficio analisi quantitative: quello, cioè, guidato proprio da Minenna. In un altro tweet, invece, Lannutti inserisce Consob tra le “cupole paramafiose” della finanza, insieme a Banca d’Italia. Un’intemerata interminabile, quella contro Consob, che Lannutti porta avanti forte della sua immunità parlamentare, cui non a caso si appellerà davanti al giudice, nel marzo del 2016. Il problema, per lui, è che una parte dei suoi velenosi tweet, come quelli appena citati, li aveva pubblicati quando ormai non era più senatore. Lui prova ad appellarsi al fatto che, pur non avendo uno scranno a Palazzo Madama, era ancora nella delegazione parlamentare italiana presso la Nato, ma non riesce a provarlo. E dunque, a causa della “portata oggettivamente offensiva delle espressioni” da lui utilizzate, verrà condannato il 12 luglio 2016, con sentenza civile di primo grado del tribunale di Roma, a pagare a Consob 15.000 euro, come risarcimento per il “grave danno all’immagine e alla credibilità” causato.

 

Non certo per questioni legali, però, Lannutti dovrebbe astenersi dal fare campagna in sostegno di Minenna. Colpisce semmai, a livello politico, il fatto che il M5s affidi proprio a lui il compito di occuparsi di Consob con una campagna mediatica aggressiva e costante. D’altronde, il senatore abruzzese è stimatissimo dai vertici del M5s che si occupano di questioni economiche, almeno a giudicare dalla riverenza con cui i due sottosegretari grillini al Mef lo hanno ricevuto nel primo giorno di loro mandato a Via XX Settembre. “Per fare bene è necessario ascoltare, e se ascolti persone come lui, non ti sbagli. Grazie Elio”, scrisse Laura Castelli a corredo di una foto istituzionale che la ritraeva insieme a Lannutti nel suo nuovo ufficio, il 15 giugno scorso. Alessio Villarosa, l’altro vice di Giovanni Tria, Lannutti lo accolse con tutti gli onori nella sua stanza, al primo piano del Mef, insieme a Daniele Pesco, presidente della commissione Bilancio. E d’altronde proprio Pesco e Villarosa, insieme a Davide Crippa (sottosegretario allo Sviluppo economico), erano arrivati a proporre il nome di Lannutti come quello di candidato del M5s alla presidenza della Repubblica, nel gennaio del 2015. E’ “uno che ne capisce di finanza e di economia” ma che, a differenza di Ciampi, “non fa parte del sistema”, disse Villarosa. “Uno che si batte – lo elogiò Pesco – contro la mafia delle banche”. Un compito che ora Lannutti prosegue, per conto del M5s, sostenendo Minenna per la presidenza di Consob.

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