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Orlando vuole portare il decreto sicurezza in Tribunale

Maria Carla Sicilia

Per il sindaco di Palermo si tratta di assolvere alle sue "funzioni istituzionali". Ma gli altri primi cittadini si dividono e Salvini alimenta la polemica 

Per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando non c'è dubbio: "Il decreto sicurezza, per quanto riguarda le parti di competenza dell'amministrazione comunale, contiene lesioni dei diritti costituzionali e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo". Per questo Orlando ha ribadito di voler sospendere la legge nel suo comune permettendo a chi ha un regolare permesso di soggiorno in Italia di richiedere la residenza. "Non è una posizione di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza. Ho solo assolto alle mie funzioni istituzionali di sindaco", ha spiegato il sindaco, che ha riaperto così il dibattito sulle conseguenze del decreto sicurezza nelle città. Il prossimo passo sarà quello di sottoporre la questione a un giudice civile, ha detto: "Un sindaco cosa fa? Solleva la questione in un processo. Quindi chiederò un'azione sulla conformità della norma".

    

Già durante la discussione del provvedimento, approvato a fine novembre con un voto di fiducia, tra i sindaci e il governo c'erano state diverse tensioni. A più riprese diversi comuni avevano evidenziato l'impatto che avrebbero avuto soprattutto le norme che cambiano il sistema di accoglienza degli Sprar, limitandone fortemente l'accesso ai migranti. La richiesta ufficiale di modificare il decreto era stata affidata all'Anci, che aveva consegnato al governo un documento con alcune proposte a nome di tutti i sindaci, compresi quelli di Lega e M5s. Ma la linea oggi si è rotta e a sostenere pubblicamente Orlando c'è solo il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Più moderato il supporto di Dario Nardella, sindaco di Firenze, e di quello di Parma Federico Pizzarotti: il decreto va rivisto, dicono. Mentre da Milano arriva il commento dell'assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, che ha dichiarato di voler mantenere l'iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo che hanno già presentato domanda. 

  

   

Così, la presa di posizione di Orlando è diventata immediatamente una sfida a Matteo Salvini e ha diviso i primi cittadini, con i leghisti che hanno attaccato il sindaco di Palermo. Dall'Anci è arrivato il tentativo di riportare la discussione su un livello più tecnico, con il sindaco di Bari Antonio Decaro che ha chiesto un tavolo di confronto. “Da sindaco e da presidente dell’Anci – ha detto – non ho alcun interesse ad alimentare una polemica con il ministro dell’Interno. Non credo sia il caso di polarizzare uno scontro tra posizioni politiche differenti. Faccio solo notare che le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà”. Ma Salvini ha già marcato i toni del dibattito: "Col Pd caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto. Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull'immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia", ha scritto su Twitter. Messa così, la questione sta già scivolando nel buco nero della polemica politica. Peccato per le questioni di merito, già sollevate a più riprese: le risorse tagliate agli Sprar stanno già mettendo in difficoltà il lavoro dei 10 mila professionisti che lavorano nell'accoglienza e mentre i primi gruppi di migranti sono già finiti per strada, l'Anci calcola che saranno circa 60 mila i nuovi irregolari.