La conferenza stampa dei parlamentari di LeU subito dopo le elezioni de 4 marzo. Foto LaPresse

La scissione dei piccoli ribelli post marxisti

Redazione

La triste fine di Leu ci ricorda perché è ora di archiviare la sinistra del rancore

Il cartello elettorale della sinistra-sinistra, Liberi e uguali (Leu) si scioglie tra le accuse che si sono scambiati i leader delle microcorrenti unite in occasione delle elezioni, Pietro Grasso e Pier Luigi Bersani. E’ difficile districarsi tra le sigle altisonanti di gruppi minoritari che evocano paradossalmente l’unità della sinistra mentre hanno costantemente lavorato per dividerla. E’ più facile seguire i percorsi personali e le aspettative di persone che hanno ricoperto incarichi rilevanti senza riuscire a diventare veri leader politici. Pietro Grasso, magistrato e capo della Direzione nazionale antimafia, è stato eletto senatore e poi presidente del Senato su indicazione proprio di Bersani, allora segretario del Pd e candidato premier. Ambedue parteciparono alla secessione dal Pd accusato di aver assunto una linea centrista per responsabilità di Matteo Renzi, ma puntavano a dar vita a raggruppamenti orientati in direzioni diverse: l'ex magistrato, più vicino alle posizioni di Sinistra italiana, puntava infatti a riunire le varie formazioni della sinistra postcomunista e i movimenti populisti come quello di Luigi De Magistris con una prospettiva di opposizione permanente.

  

Articolo 1-MDP, il movimento di Bersani, aveva invece l’obiettivo di dare voce a quella parte del tradizionale elettorato del Pd e della militanza sindacale della Cgil che rifiutava la “deriva” renziana ma manteneva un’aspirazione a rappresentare una forza di governo. La contrapposizione tra queste prospettive ha portato Leu all’immobilismo politico, accompagnato da una verbosa campagna di accuse reciproche. Ora Grasso accusa Bersani di saper solo attendere l’esito del congresso del Pd per poi diventare una specie di corrente esterna di quel partito, mentre Bersani sostiene che Grasso non ha voluto convocare il congresso che avrebbe dovuto trasformare il cartello elettorale in un partito perché cerca di unirsi alle varie sigle della galassia estremista. Quel che fa impressione è che le formazioni post marxiste riescono a essere più rissose di quanto lo fossero quelle vetero marxiste, il che è tutto dire. E quel che fa impressione è che nel Pd ci sia ancora qualcuno che voglia trasformare il partito nella nuova Leu: sicuri?

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